Protesta della Ciga. Riflessioni amare di Zaia e di Marotta
Ci sarebbero problemi finanziari derivanti anche da crediti che non sarebbe riuscito a riscuotere, ma anche questioni di natura personale all’origine del gesto suicida di un falegname, di 60 anni, di Noventa di Piave (Venezia). Sposato, padre di una ragazza, da qualche tempo risiedeva a San Donà di Piave, ma l’azienda l’aveva costruita e sempre gestita a Noventa. L’uomo ha lasciato una lettera, secretata dalla magistratura, nella quale racconterebbe i motivi del gesto che, secondo alcune indiscrezioni, non sarebbero legati solo a questioni economiche nonostante l’azienda attendesse diversi pagamenti. Il corpo dell’uomo è stato trovato all’interno del capannone dell’azienda da un collaboratore.
Sulla vicenda dura nota di protesta nei confronti del mondo bancario della Cgia di Mestre: “è giunto il momento che le banche non lascino più nessuno da solo; dopo gli ingenti aiuti dati dalla Bce gli istituti di credito è bene che questi soldi vengano prestati all’economia reale, ovvero alle famiglie e alle imprese” dice il segretario generale Giuseppe Bortolussi che aggiunge “questo gesto estremo va ad aggiungersi alla cinquantina di casi che si sono verificati nel Veneto negli ultimi tre anni di crisi economica. E’ giunto il momento che le parti sociali , la politica e tutti i soggetti attivi facciano quadrato e affrontino con determinazione questo dramma sociale”. Per Bortolussi, “oltre a ridefinire il ruolo e le funzioni delle banche, mi permetto di consigliare a chi si trova in difficoltà di rivolgersi anche presso le associazioni degli artigiani, degli industriali o dei commercianti perché con i loro organismi del credito sono nelle condizioni di dare una mano a chiunque si trovi in difficoltà”.
Secondo il segretario degli artigiani mestrini, “di fronte ad una situazione diventata ormai eccezionale, bisogna rispondere con strumenti eccezionali. Per questo, al fine di interrompere questo bollettino di guerra, è necessario che il Governo metta in campo un fondo speciale a sostegno dei piccoli imprenditori in difficoltà economica. Spesso questi micro imprenditori decidono di compiere questo gesto estremo perché si vedono rifiutare dalle banche richieste molto modeste che non superano i 5/6.000 euro. Per questo chiediamo al Governo Monti di istituire un fondo a sostegno di questi casi estremi: probabilmente con un plafond di qualche decina di milioni di euro si potrebbe affrontare con successo questa drammatica situazione, magari coinvolgendo anche i vari Confidi per il loro radicamento sul territorio, che potrebbero garantire l’80% e, nei casi più disperati, addirittura il 100% dei prestiti richiesti da queste persone in difficoltà che, spesso, sono portati a togliersi la vita per non essere stati in grado di trovare sul mercato del credito qualche migliaio di euro”.
L’episodio non ha lasciato indifferente il governatore della regione del Veneto, Luca Zaia: “è scandaloso il fatto che sia nata una nuova ‘figura di fallito’. Una volta il fallito era quello che aveva i debiti, oggi sono quelli con i crediti. Anche questo nuovo tragico fatto va in questa direzione: oltre trenta suicidi di veneti che non si sono tolti la vita nei villaggi turistici, in vacanza, ma all’interno delle loro aziende”. Per il governatore, “è un segnale che noi giriamo al Governo a Roma, così come avevamo fatto prima con il Governo Berlusconi. E’ un segnale che ci inquieta, soprattutto per il fatto che noi potremmo pagare subito i nostri fornitori invece di farlo dopo un anno e mezzo”. Con il patto di stabilità, ha ricordato Zaia, “Roma ci blocca 1 miliardo e 350 milioni presso la Tesoreria unica. In pratica ci dice ‘hai soldi, disponibili in conto corrente, ma non puoi pagare’. Vorrei vedere se in Francia o in Germania o in altri paesi d’Europa accade questo”.
Sul fatto interviene anche il consigliere regionale veneto di Italia dei Valori, Gennaro Marotta, secondo cui “a prescindere dall’episodio singolo, è evidente che la situazione non è più sostenibile. La Regione deve diventare l’ancora di salvezza per gli imprenditori e gli artigiani messi in ginocchio dalla crisi economica”. Per Marotta “questa è un’emergenza cui rispondere davvero già nella discussione in corso sul bilancio regionale. Io stesso, con il gruppo IdV, ho presentato emendamenti per aiutare l’accesso al credito delle imprese agricole, il sostegno per l’imprenditoria giovanile e femminile per i progetti delle Pmi, ma le azioni singole non bastano. Ci vuole un afflato corale, un sentiero comune per non lacerare quel tessuto socio economico, fatto di micro-imprese e sacrifici familiari, che ha fatto grande il Veneto”. La prima leva su cui agire, secondo Marotta, sono le banche, con linee di credito ‘garantite’ dalla Regione e possibilità di fare anticipi-fattura, per avere ossigeno nei conti corrente di artigiani e piccoli imprenditori. “Se la Regione non riesce a fare la voce grossa con gli istituti di credito, chi deve farlo? I piccoli industriali o gli artigiani, e la tragedia di Noventa di Piave lo testimonia, già soffrono le pene dell’inferno per avere un mutuo o un finanziamento. Aiutarli deve diventare la nostra priorità” conclude l’esponente dell’IdV.