Per una radio accesa in cucina elevata una pesante sanzione. Interpellanza al ministro della cultura da parte del Sen. Divina sull’operato degli ispettori Siae
Galeotta fu la multa di 935,27 euro elevata da un solerte ispettore della Siae (la Società italiana degli autori ed editori) agli organizzatori della “Maccheronata” di Isera (Tn) durante l’ultimo sabato di Carnevale per avere tenuto una radio accesa (pare sintonizzata su una radiocronaca di una partita di calcio) nei pressi delle cucine della manifestazione. Stante la norma che prevede precisi obblighi per l’utilizzo di mezzi radiotelevisivi in pubblico e constatata la mancata autorizzazione con il relativo pagamento del corrispettivo, puntuale è piombata sulla testa degli organizzatori della manifestazione – tutti volontari impegnati a far socializzare il paese e a raccogliere fondi per la casa di cura e ospitalità dei disabili esistente nel territorio comunale – i quali dovranno utilizzare tutti i soldi raccolti dalle donazioni per pagare l’ammenda. Un caso dove le tante dichiarazioni dei protagonisti del luccicante mondo dello spettacolo a favore della solidarietà, del volontariato dell’impegno verso i più deboli finisce stritolato dalle logiche del portafoglio: davvero un bell’esempio di corenza.
La vicenda ha sollevato l’attenzione del senatore trentino della Lega Nord, Sergio Divina, che ha presentato un’interpellanza urgente al ministro dei beni culturali, Lorenzo Ornaghi, per chiedere lumi sull’attività della Siae, compresa quella dei suoi ispettori. Per Divina “quanto stabilisce la legge n. 633/1941 che ha istituito la Siae stride con quanto accaduto, perché la stessa norma non considera soggetta al pagamento dei diritti tutto ciò che non costituisce fini di lucro sulle riproduzioni di opere o di brani musicali, ovvero tutto ciò che non ha scopo di lucro, come sembra essere il caso della festa paesana dei Maccheroni d’Isera”. Secondo Divina, “è opportuno che il Ministro si pronunci in modo univoco sull’operato della Siae, provvedendo ad emanare una precisa direttiva dove si stabilisca con chiarezza e senza possibilità d’interpretazione ciò che non costituisce scopo di lucro, come le tante manifestazioni popolari organizzate per mantenere vive le tradizioni paesane e socializzare la popolazione, anche al fine di evitare in capo agli organizzatori il rischio di incappare nelle sanzioni penali previste in caso di violazione, oltre che correre il rischio che queste iniziative vadano a scomparire per il peso del pagamento dei diritti in un momento, come l’attuale, dove il volontariato agisce in fortissime ristrettezze economiche”.