Tesoreria unica, in Veneto è bagarre tra maggioranza e opposizione

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ZaiaZaia intima a Unicredit di non versare i fondi alla tesoreria centrale

Attorno alla destinazione della cassa degli enti pubblici locali che, secondo una recente legge voluta dal Governo Monti dovrebbero essere centralizzati presso la tesoreria unica a Roma, è scoppiata la bagarre, specie in Veneto dove il governatore leghista Luca Zaia ha intimato al tesoriere locale Unicredit di non provvedere al versamento presso la cassa statale.

“Non vogliamo – ha spiegato Zaia – che il Governo porti via tramite la Tesoreria i soldi della Regione, delle Province e dei Comuni. Voglio che i soldi dei veneti che sono depositati presso Unicredit – ha aggiunto – restino in Veneto”. Zaia ha confermato “l’assoluta serenità del rapporto con il tesoriere”, ma in questa fase – ha sottolineato – “dobbiamo far valere il contratto e ricordare a Unicredit che l’accordo l’ha fatto con noi, e ciò che è stato firmato va rispettato”.

Questo è l’ultimo sviluppo del fronte che la Regione Veneto, al pari di altri enti locali italiani, ha aperto con il Governo sul fronte della tesoreria unica. La giunta Zaia aveva infatti già impugnato la questione davanti alla Corte Costituzionale, e presentato ricorso al Tribunale di Venezia. Zaia ha definito la norma “una appropriazione indebita dello Stato a danno delle Regioni e degli Enti locali”. La questione riguarda l’applicazione dell’articolo 35 del decreto legge dello scorso 24 gennaio che prevede l’estensione del regime di tesoreria unica a tutti gli enti territoriali e l’obbligo di versare entro il 29 febbraio, il 50% delle disponibilità liquide esigibili depositate presso le proprie tesorerie a quella unica statale al 24 gennaio scorso. “Un vero e proprio abuso – afferma il presidente Zaia – una intollerabile spoliazione di beni che appartengono al governo della Regione e quindi alla comunità veneta, la negazione di ogni principio federalista già accolto dalla Costituzione. Abbiamo già avviato tutte le procedure per contrastare sul piano giuridico questa norma centralista e incostituzionale che non solo colpisce pesantemente l’operatività amministrativa degli Enti, ma rappresenta anche uno schiaffo alle autonomie locali e al processo federalista avviato in questi anni”.

Nella tesoreria della Regione presso Unicredit Banca, la sola regione Veneto ha una liquidità di 8 miliardi di euro.

Una posizione netta e decisa, che ha sollevato le critiche dell’opposizione della sinistra. Per la capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Laura Puppato, “se il presidente Zaia vuol fare davvero un servizio ai veneti, che non sia quello di presentarsi solo come paladino teorico di un venetismo sterile con discutibili atti di insubordinazione, provveda a rendere effettivo il federalismo troppo a lungo dichiarato senza concretezza. Zaia dovebbe andare con gli otto miliardi di euro, cioè la metà dei trasferimenti statali complessivi di un anno, a liquidare i fornitori degli enti e delle istituzioni che accusano ritardi medi nei pagamenti superiori ad un anno”. Puppato invita “il presidente Zaia ad essere coerente con le ripetute rivendicazioni di autonomia finanziaria e ad utilizzare i fondi trasferiti dallo Stato per liquidare subito clienti e fornitori in grande sofferenza finanziaria rispetto alle commesse della pubblica amministrazione veneta. Questa scelta gli consentirebbe di prendere due piccioni con una fava – prosegue la capogruppo del Pd – in quanto si metterebbe nella condizione legittima di una Regione che versato sino all’ultimo cent e quindi non ha più nulla in cassa da restituire allo Stato. Nel contempo risponderebbe a una direttiva europea che obbliga gli enti pubblici a pagare entro 60 giorni. Solo così il gruppo consiliare del Pd potrebbe avvalorare la scelta autonomistica con un atto che risponda davvero alle esigenze dei veneti”.

Il rappresentante dell’Idv, Gennaro Marotta, parla invece di “invito alla disobbedienza civile sbagliata nei modi e nei termini.

Veneto roberto Ciambetti 1Scatenato l’assessore regionale al bilancio Roberto Ciambetti, anche lui leghista: “lo Stato, con la norma sulle liberalizzazioni che riguarda la tesoreria unica nazionale, non può imporre alle Regioni di cedere la cassa, senza tante spiegazioni”. Ciambetti paragona lo Stato ad un “padre-padrone perverso. Può lo Stato entrare nelle case che chiamiamo Regioni, Province e Comuni e imporre senza nemmeno chiedere o dare spiegazioni di cedere la cassa? Si tratta di soldi dei cittadini che i nostri enti non possono spendere perché una norma cervellotica, quella del Patto di stabilità, impedisce le spese e va da sé che le Regioni o gli enti virtuosi, quelli che hanno fatto ‘musina’, oggi dovrebbero consegnare il salvadanaio”.

Ciambetti risponde alle critiche delle opposizioni: “Mi auguro che le agenzie di stampa abbiano riportato in maniera sbagliata il pensiero di Laura Puppato perché, se così non fosse, la capogruppo del maggior partito d’opposizione dimostrerebbe d’avere una scarsa, se non nulla, conoscenza delle norme relative al Patto di stabilità”.

“A dire il vero – spiega Ciambetti – se pagassimo violeremmo la legge, quella del Patto di stabilità. E questo significherebbe commettere un grave errore, andremmo contro la legge e ci metteremmo, formalmente, dalla parte del torto. La legge ci impone di tutelare gli interessi dei nostri cittadini e difendere le nostre risorse economiche e disponibilità della Regione è fare l’interesse dei veneti, perché quei soldi, che non possiamo spendere checché ne pensi Laura Puppato, sono frutto di un gestione virtuosa e rispettosa della norma, cosa che non tutte le Regioni italiane possono vantare”.

Secca la risposta di Ciambetti al consigliere dell’Idv Marotta: “la disobbedienza civile, l’obiezione di coscienza, la protesta che non è violenza ma difesa del diritto sono strategie nobili e legittime. E’ sbagliato eseguire l’ordine errato. L’ufficiale che non si ribella al suo superiore davanti a un comportamento irresponsabile o palesemente erroneo è corresponsabile, è complice e noi non siamo complici di chicchessia: se il comandante fa rotta sugli scogli, il secondo ha il dovere di evitare il disastro. Chi invita, invece, a eseguire quell’ordine è, come minimo un fiancheggiatore. A Marotta, come ad altri, sfugge il fatto per cui la Regione non è un ente subalterno allo Stato, e se lo Stato sbaglia è doveroso rifiutarsi di seguirlo nell’errore. Qui non c’entra nulla l’essere di destra o di sinistra, moderati, conservatori, progressisti o liberal chic: qui c’è da difendere un principio e l’intero Titolo V° della Costituzione”. Ciambetti invita Monti “a prendere quei soldi che pretende da noi, dopo che il Veneto ha sempre fatto la sua parte e ha sempre avuto il bilancio in pareggio, il altrove, li pretenda da quelle Regioni che hanno dilapidato e sprecato le risorse pubbliche. Non venga da noi”.