Indagine sull’impatto burocratico di 189 norme fiscali varate tra il 2008 e il 2011. Le imprese sacrificano 36 giorni all’anno, il 53,2% in più rispetto la media Ocse
“Se le imprese artigiane potessero utilizzare le 285 ore, pari a 36 giorni all’anno, che perdono in adempimenti burocratici per produzione di beni e servizi il Pil del Friuli Venezia Giulia potrebbe aumentare di 162 milioni di euro”. Lo sostiene il presidente di Confartigianato Udine e della Regione, Graziano Tilatti, che ha ricalcolato su base regionale i dati di una indagine di Confartigianato nazionale sul peso della burocrazia fiscale tradotto in giorno lavoratori.
Confartigianato ha calcolato che dal 2008 ad oggi sono state emanate ben 189 norme che hanno complicato la gestione fiscale delle aziende, una ogni sette giorni. Soltanto 33, invece, le nuove leggi che l’hanno semplificata e 75 quelle a impatto zero. “E così – aggiunge Tilatti – la politica di semplificazione rischia di diventare una ‘tela di Penelope’: per una norma che semplifica ne vengono emanate 6 che complicano la vita agli imprenditori”. In particolare, Confartigianato ha esaminato 18 provvedimenti – 15 decreti legge e 3 leggi finanziarie – varati tra il 29 aprile 2008 e il 26 gennaio 2012 che contengono complessivamente 297 modifiche di carattere fiscale. Di queste solo l’11,1% riducono il carico burocratico per le imprese, il 25,3% sono neutre, il 42,8% presenta un modesto impatto dal punto di vista burocratico, il 14,5% un impatto medio e il 6,4% inasprisce fortemente il carico di burocrazia fiscale sulle imprese.
Tante complicazioni costringono gli imprenditori a sacrificare gran parte del loro tempo per districarsi nelle pastoie connesse agli adempimenti tributari: secondo Confartigianato sono necessarie almeno 285 ore l’anno, equivalenti a circa 36 giorni lavorativi. Un record negativo tra i Paesi dell’Ocse, dove gli imprenditori impiegano in media 186 ore per rispettare il loro dovere di contribuenti. In Italia, quindi, il tempo necessario per pagare le imposte è superiore del 53,2% rispetto alla media Ocse.