Alla Fiera di Padova gli “Stati generali” del Pdl veneto alla presenza del segretario nazionale Alfano

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Angelino Alfano

Angelino AlfanoRicompattate le anime del partito. Bond: “dobbiamo riavvicinarci a chi lavora e produce”

Sala piena al Centro congressi della Fiera di Padova dove le due e forse più anime del PdL si sono ricompattate alla presenza del segretario nazionale Angelino Alfano e del coordinatore Ignazio La Russa in vista dei congressi regionali e di quello nazionale. L’arrivo di Alfano ha fatto confluire alla Fiera tutti i big veneti del partito, dagli ex ministri Maurizio Sacconi, Renato Brunetta e Giancarlo Galan, al coordinatore regionale veneto, Massimo Giorgetti, e al vice-governatore veneto, Marino Zorzato, oltre ad una schiera di amministratori locali del partito azzurro. Proprio sulla rappresentanza congressuale ha esordito Alfano: “ai congressi non si va per delega. In politica, come nel nostro partito, è importante applicare il ‘principio anatomico’. Il corpo è fatto per stare seduti su un’unica sedia e pertanto non ci saranno più due, tre o più incarichi in capo ad un singolo, ma uno solo”. Oltre ad Alfano, a Padova c’era anche il coordinatore Ignazio La Russa che ha illustrato le metodiche congressuali: “il PdL ha messo in campo tutti i meccanismi per limitare al meglio quello che nei tesseramenti è sempre esistito nei partiti, cioè le irregolarità. Abbiamo obbligato chi si iscrive a dare la carta di identità e a fare personalmente il bollettino postale del versamento. Abbiamo poi inserito per i congressi la norma chiara per tutti: solo chi partecipa potrà votare, non ci sono deleghe”. Sia Alfano che la Russa non fanno cenno invece ai tempi e alle date dei congressi, che si dovrebbero tenere a febbraio.
Nel suo intervento, Alfano ha dato ampio spazio alle questioni della politica nazionale, ad iniziare dai recenti provvedimenti di rilancio dell’economia nazionale presi dal governo monti: “il Parlamento, come è già avvenuto nella manovra economica precedente, darà un contributo per migliorare il testo. Il metodo utilizzato, quello del decreto, è la conferma – ha spiegato – di quello che noi abbiamo sempre detto: attraverso il decreto si riesce a lavorare con celerità. Spesso Berlusconi è stato criticato per l’uso del decreto che consente alla norma di entrare immediatamente in vigore e ci rendiamo conto che anche i tecnici stanno seguendo questo procedimento. Questo mi porta a fare un’altra considerazione che riguarda le riforme: ci sforzeremo al massimo per contribuire al processo di ammodernamento dell’architettura dello Stato”. Alfano ha delineato a grandi linee i temi della riforma istituzionale: “vogliamo cambiare l’architettura dello Stato per fare sì che la democrazia sia in grado di prendere decisioni rapide e sia più efficiente attraverso istituzioni che garantiscano più che rapidità, non togliendo nulla allo spazio democratico del Parlamento. Noi suggeriremo di accelerare sulle riforme parlamentari e della rappresentatività. E crediamo che i grandi partiti debbono impegnarsi in questo sforzo per dare il senso a ciò che nei 12-14 mesi prossimi possano rappresentare per questo paese”.
Alfano analizza anche il rapporto con la Lega Nord, l’ex alleato della coalizione uscita vittoriosa dalle urne: “ciò che è accaduto a Roma segna una difficoltà nel rapporto e nell’alleanza con la Lega. Tuttavia, le tante amministrazioni e i tanti governi regionali che insieme condividiamo possano rappresentare un filo che tiene unito in prospettiva anche il nostro partito a quello della Lega, mentre con il Pd i rapporti sono stati nulli, come sono sempre stati”. Proprio alla Lega, Alfano chiede di continuare la positiva esperienza di governo di Verona, a patto di siglare subito l’alleanza, perché “non siamo disponibili ad accettare di stare fermi fino all’ultimo secondo. Se si dovesse rompere l’alleanza – ha aggiunto Alfano – cercheremo nuovi rapporti nell’ambito del Popolo della Libertà e, quindi, nel Terzo Polo”. Proprio per affrontare questo scenario, Alfano in serata ha colto l’occasione della presentazione del suo libro ‘La mafia uccide’ a Verona, dove, assieme al coordinatore regionale veneto del PdL,

Alberto Giorgetti, ha ribadito il concetto in vista della presentazione ufficiale di lunedì sera della lista civica con cui correrà il sindaco Flavio Tosi. Anche per La Russa Verona è strategica per la coalizione: “ho un buon rapporto con il sindaco Flavio Tosi e non voglio polemizzare. Ma ciascuno deve sapere che i percorsi si fanno con i cittadini e non vedo nessun interesse per questi ultimi a rompere una coalizione come quella di centrodestra che sta dando a Verona il sostegno e la possibilità di far crescere la città”.
Tornando all’assise padovana, La Russa è intervenuto affermando come “sia giusto per il futuro cambiare la Costituzione e diventare non una Repubblica con un presidente che deve svolgere opera di supplenza senza avere il conforto di una Costituzione che la disciplini in una maniera precisa. Vorremo – ha detto – una Repubblica presidenziale in cui siano i cittadini a scegliere il Presidente della Repubblica, fermo restando che questo Presidente, Giorgio Napolitano, sta cercando di lavorare al meglio nella difficile situazione in cui siamo”. La Russa ha parlato anche di Berlusconi: “non l’ho visto polemico nei confronti di questo governo, ma motivato a cercare di dare soluzioni all’Italia per uscire da questa situazione. Quello che è chiaro è che non era colpa di Berlusconi: ormai non c’è un solo italiano che creda a quella barzelletta che erano riusciti a raccontarci che fosse responsabilità di Berlusconi e del suo governo la crisi economica”. Per La Russa, Berlusconi “è pronto a dare il suo apporto e quello del PdL, sotto la guida di Angelino Alfano, che in Veneto sta cercando le ricette per contrastare una crisi che viene da lontano e che noi abbiamo il dovere di vincere e di battere”.
A Padova sono intervenuti anche gli esponenti locali del partito. “Se era necessario un super governo tecnico per le liberalizzazioni, forse, c’è molta delusione”: questo il giudizio espresso da Renato Brunetta. L’ex ministro si è poi chiesto “dove sono i provvedimenti sulle banche, e quelli sulle infrastrutture, i provvedimenti sull’efficienza del sistema? La crescita sullo sviluppo economico – ha evidenziato – non si fa con un po’ più di farmacie e un po’ più di taxi”. L’ex ministro Giancarlo Galan è partito dai rapporti con la Lega Nord: “molte delle posizioni e iniziative del PdL sono state sacrificate alla ‘golden share’ che la Lega ha avuto. Mai più. Sì ad alleanze, ma mai più con qualcuno che abbia il potere di ricattarti con un azionariato inferiore”. Per Galan “è troppo comodo fare l’alleanza quando si ha bisogno dell’alleato, e mandarlo a casa quando conviene. E’ un po’ comodo governare il Paese per tre anni, condizionarne moltissimo l’azione di governo, e poi quando conviene togliersi dalle responsabilità e collocarsi all’opposizione”. Secondo il leader veneto del Pdl il suo partito “non è messo bene, ma paradossalmente gli altri sono messi peggio di noi. La lega è in una situazione disastrosa e il Pd è peggio. In un sistema bipolare, i due partiti maggioritari dovrebbero distribuirsi l’85-90% dei consensi. Pd e PdL arrivano invece a malapena sopra il 50%”. Per l’ex ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, le liberalizzazioni “sono importati anche se, probabilmente, non così rilevanti come sono state da alcuni presentate. Sono un passaggio utile, necessario; ma il grande tema è il rapporto con le banche, perché attraversiamo un anno nel quale le imprese potrebbero avere un grande problema di liquidità”. Sacconi ha ricordato che le banche italiane hanno ricevuto dalla Bce 50 miliardi di euro “a tasso agevolatissimo e non sempre questo finanziamento si è risolto in favore delle imprese e delle famiglie. Troppo spesso le nostre banche hanno impegni concentrati su ispirazioni e investimenti di carattere speculativo, immobiliare o finanziario”. Sacconi ha quindi indicato un altro dei problemi che il governo ha di fronte: “quello di realizzare lo scambio del rigore interno e della stabilità europea; scambio che finora non si è prodotto. C’è una simmetria molto pericolosa perché si e’ avviato il rigore interno, ma non c’è una stabilità europea e questo è un motivo anche di tenuta del governo”.
Dario BondAi lavori di Padova è intervenuto anche il capogruppo regionale Dario Bond, secondo il quale “ci dobbiamo riavvicinare alla piccola borghesia, quella che negli ultimi anni è stata abbandonata a se stessa. Occorre dare un segnale e recuperare quel cordone ombelicale che si sta rompendo. Bisogna ritornare a tutelare le piccole e medie imprese che sono il cuore della nostra economia”. Bond si è anche soffermato sui rapporti con gli alleati: “non possiamo ricevere diktat da persone come l’ex ministro Roberto Maroni e il sindaco di Verona, Flavio Tosi. Non dobbiamo prendere lezioni da nessuno, tanto meno da loro”. Il vicecapogruppo regionale del PdL, Piergiorgio Cortelazzo, ha chiesto al segretario Alfano di inserire nella sua agenda la ‘questione settentrionale’: “è una questione non più rinviabile”.