“Rischio di recessione se le banche ci abbandonano. Senza finanziamenti adeguati non c’è crescita”
Le imprese agricole, così come quelle di altri settori, non riescono a ottenere risposte adeguate alle loro necessità di credito. E così, mentre i grandi istituti bancari preferiscono parcheggiare il denaro alla Banca Centrale Europea piuttosto che impiegarlo altrimenti, lucrando sul differenziale degli interessi, le conseguenze possono essere gravi, con rischio di recessione.
Per il presidente di Confagricoltura Padova, Antonio da Porto, “la risposta del sistema bancario alle necessità delle imprese è troppo lenta. A causa della crisi finanziaria per gli imprenditori è diventato estremamente difficoltoso e complesso ottenere un finanziamento. E se non ci sarà un’inversione di tendenza diventerà problematico sfuggire alla spirale recessiva che incombe sul nostro Paese”.
In particolare per quanto riguarda l’agricoltura, anche in provincia di Padova molte banche chiedono garanzie suppletive che nascono da una dichiarata insufficiente conoscenza del settore primario.
Una recente analisi del Centro Studi di Confagricoltura ha rilevato che in dieci anni, tra il 2001 ed il 2011, a livello nazionale gli impieghi in agricoltura sono cresciuti da circa 23 miliardi di euro a più di 43 miliardi. Tutto ciò è stato fatto a tassi di mercato e quindi l’indebitamento bancario rischia di diventare estremamente gravoso. Il rapporto fra sofferenze lorde e impieghi, che prima era diminuito per l’agricoltura, è ritornato a crescere negli ultimi due anni. A luglio 2011, questo si attestava al 7,64% (7,44% quello generale), con valori ancor più preoccupanti, a due cifre, nel Mezzogiorno.
“Se si vuole che il termine ‘crescita’ non rimanga vuoto di significato – avverte da Porto – è necessario avere un sistema creditizio che consenta alle imprese di ogni settore di essere competitive. Quasi il 60% dell’esposizione bancaria delle nostre imprese agricole è di breve periodo e c’è il rischio che gran parte delle somme debbano essere restituite alla scadenza alle banche, senza la possibilità di essere rinnovate o consolidate con nuovi prestiti”.