Le autonomie speciali d’Italia secondo Gian Antonio Stella

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GIAN-ANTONIO-STELLA 1I distinguo dei politici. Intanto Durnwalder apre a tagli della sua ricchissima busta paga

 

Le autonomie speciali e i loro privilegi, reali e presunti, ancora al centro degli strali dell’editorialista del Corriere della Sera, Gian Antonio Stella, che nel corso di un dibattito svoltosi a Trento ha avuto il modo di levarsi tanti sassolini dalle scarpe, suscitando distinguo dei politici.
“Sarebbe un delitto togliere le autonomie speciali oggi che cerchiamo in molti modi di arrivare a forme di autogoverno, ma alcune cose stanno cambiando. Cambia il contesto: la gente perde il lavoro, si toccano le pensioni, ci sono delle cose che allora si possono limare”. Così ha esordito Gian Antonio Stella, editorialista del Corriere della Sera, a Trento per il convegno “L’autonomia è troppo speciale?” promossa alla Fondazione Caritro dal Corriere del Trentino. Per avvalorare la sua tesi, Stella ha introdotto cifre e confronti tra gli stipendi della ‘casta’ dei politici italiani e quelli di altri paesi europei e degli Stati Uniti. “Il nostro Parlamento, compresi i vitalizi dei politici, costa 1,529 miliardi l’anno, mentre il Parlamento tedesco 576 milioni, la Camera dei comuni inglesi 498, il Parlamento francese 473. Un dipendente pubblico italiano prende di stipendio 36.500 euro lordi, un dipendente della Camera 131.000. Il governatore del Molise prende 144.000 euro netti l’anno, mentre Mario Cuomo, governatore dello stato di New York, 135.000 euro. Nicole Minetti e i consiglieri della regione Lombardia, 150.600 euro netti l’anno corrispondono allo stipendio di tre governatori degli stati americani del Maine, Colorado e Arkansas, mentre un deputato dello stato della California, che conta 37 milioni di abitanti, prende 76.000 euro lordi”. Stella ha poi puntato dritto sul Trentino e l’Alto Adige: “il governatore Luis Durnwalder è un politico efficiente e bravissimo nel suo mestiere, dalle 6 di mattina è in ufficio e conosce ogni maso del suo territorio, ma non può dire a sua discolpa che se è vero che prende più di Obama, tuttavia lui non ha l’elicottero. Se Durnwalder si occupa dell’Aquarena di Bressanone, delle Terme di Merano, Obama ha forse qualche problema in più a partire dall’Iraq e dal Medio Oriente. Non solo – ha proseguito Stella – è comprensibile oggi che il presidente del Consiglio provinciale di Bolzano, Mauro Minniti, prenda più del presidente della provincia di Trento, Lorenzo Dellai?”. Stella ha continuato con l’affondo sul Trentino: “ha senso oggi tenere in piedi a Rovereto e a Trento le circoscrizioni che costano rispettivamente 400.000 e 600.000 euro l’anno, quando sono state abolite, sotto i 250.000 abitanti, persino in Sicilia? E poi ritengo che cinque livelli istituzionali in un territorio come il Trentino siano veramente troppi: regione, provincia, comunità di valle, comuni e circoscrizioni, oppure rispettare l’Autonomia significa accettare tutto incondizionatamente?” Conti alla mano Stella ha voluto anche sottolineare che le incongruenze dell’Autonomia trentina non sono tanto nelle spese correnti, ma negli investimenti che in provincia di Trento si attestano a 4.000 euro per abitante, laddove nel Centro Nord si fermano a 1.700 procapite. “E’ possibile che il comune di Trento spenda per abitante più di quello di Venezia? E’ giusto che in Trentino si spenda in media il 50% in più a comune rispetto al resto d’Italia? – si domanda Stella – Non mi passa per la testa di abolire le autonomie, capisco permalosità e sensibilità, anch’io vengo da un paese di montagna, sono di Asiago, – ha argomentato Stella – ma credo che oggi vada ridisegnata l’Italia, abolite alcune province, riviste alcune scelte, come nel caso del Friuli che ha ottenuto l’autonomia perché regione di confine con l’Est ai tempi della guerra fredda, ma ora Trieste ha solo dei vantaggi a trovarsi nella cerniera orientale dell’Italia”.

Sandra SavinoDichiarazione, quest’ultima, che ha sollevato l’immediata replica del coordinatore del PdL della provincia di Trieste, Sandra Savino: “anche un cronista attento e solitamente preparato come Gian Antonio Stella può incappare in un errore. O, meglio, in una dichiarazione incauta. Affermare che nell’attuale fase congiunturale Trieste ‘ha solo dei vantaggi a trovarsi nella cerniera orientale dell’Italia’ è un pensiero che non trova, purtroppo, alcun legame con la realtà, se non con una certa retorica smentita dai fatti e dai numeri”.
Savino invita Stella “ad osservare con più attenzione la situazione dell’area giuliana, che proprio a causa della sua vicinanza ad uno Stato come la Slovenia deve pagare in realtà un costo altissimo in termini economici. Difficile infatti vedere dei vantaggi quando, a causa della diversità dei prezzi, la maggior parte dei benzinai sono in crisi per la concorrenza d’oltre confine; così come i tabaccai, che hanno perso significative quote di mercato per lo stesso problema. Tutti risorse queste che non solo vengono quotidianamente sottratte all’economia locale – ha aggiunto Savino – ma anche alle casse dello Stato, dal momento che questa fuga di consumi sta producendo un significativo mancato introito per il risanamento dei nostri conti pubblici”. Ma non solo: “c’è poi il ‘vantaggio’ di concorrere con chi a pochi chilometri di distanza può competere con un costo del lavoro più basso ed una fiscalità nettamente più favorevole. In questo quadro – secondo Savino – anche il rapporto fra i due porti, quello di Trieste e quello di Capodistria, risulta essere fortemente penalizzante per il primo, con inevitabili ricadute sul volume dei traffici dei due scali. Alla luce di tutto ciò, oggettivamente, è un po’ difficile rimanere indifferenti di fronte alla superficialità di certe affermazioni, anche se pronunciate da un autorevole giornalista”.

Luis DurnwalderQualcosa Stella ha smosso anche in Alto Adige se il governatore di questa terra, dopo anni di orecchie da mercante, si prepara ad apportare tagli all propria indennità: Durwnalder ha dichiarato che “anche noi politici dobbiamo tenere conto del fatto che i tempi sono cambiati” e si prepara a ridurre di 2.500 euro netti la propria paga mensile.
Durnwalder propone di equiparare lo stipendio dei consiglieri provinciali a quello dei direttori di dipartimento della provincia di Bolzano, ovvero circa 5.000 euro netti: “in questo modo il mio stipendio netto scenderebbe da circa 11.000 a 8.500 euro. In questo modo – dice – non siamo più noi politici a fissarci gli stipendi, ma il contratto per i funzionari della Provincia”. Una spiegazione vera solo in parte, visto che la paga di un consigliere provinciale è legata fino ad oggi ad una percentuale dello stipendio dei parlamentari, cosa che non impediva affatto la possibilità di apportare tagli, anche consistenti. L’importante è che, una volta legata l’indennità alle retribuzioni dei direttori di dipartimento, non si provveda poi ad apportare consistenti miglioramenti retribuitivi anche a costoro, in modo da farne potere godere indirettamente i benefici anche ai politici.
E se proprio Durnwalder insiste con il dire che “come libero professionista probabilmente guadagnerei il doppio”, nessuno gli impedisce di abbandonare la poltronissima che occupa ininterrottamente da oltre 20 anni.