Studio della Cgia di Mestre sulle ripercussioni dei bilanci familiari per provvedimenti rimasti spesso a metà
Le liberalizzazioni all’“italiana” sono costate alle famiglie quasi 110 mld di euro (precisamente 109,6 mld di euro). L’apertura dei mercati delle assicurazioni sui mezzi di trasporto, dei carburanti, del gas, dei trasporti ferroviari ed urbani e dei servizi finanziari, denuncia la CGIA di Mestre, non ha portato nessun vantaggio economico ai consumatori italiani. Solo l’apertura del mercato dell’energia elettrica ha dato risultati positivi. Purtroppo, le maggiori spese che le famiglie hanno subito sono di tutto rispetto: 286 euro all’anno che, moltiplicati per il numero degli anni trascorsi dall’avvio delle aperture dei mercati di ogni singolo settore sino al novembre 2011, hanno fatto salire l’ammontare complessivo a 4.576 euro. Se quest’ultimo importo viene moltiplicato per il numero totale delle famiglie italiane, l’aggravio economico complessivo è stato pari a quasi 110 mld di euro.
“Da questa analisi – commenta Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre – emerge in maniera molto evidente che in Italia le liberalizzazioni, nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno funzionato. I prezzi o le tariffe sono cresciute con buona pace di chi sosteneva che un mercato più concorrenziale avrebbe favorito il consumatore finale. Purtroppo, in molti settori si è passati da una situazione di monopolio pubblico a vere e proprie oligarchie controllate dai privati. Detto ciò, noi siamo per le vere liberalizzazioni, quelle in grado di portare reali vantaggi economici ai consumatori: per questo chiediamo al Governo Monti, invece di iniziare dai taxi o dalle edicole, di intervenire contro i potentati economici che controllano le assicurazioni, le banche e il settore energetico”.
Tra il 1994 ed il novembre del 2011, le assicurazioni sono costate alle famiglie italiane 2.462 euro in più. Per ogni anno, l’aggravio medio è stato di 154 euro. La maggiore spesa totale su tutte le famiglie, invece, è stata pari a 58, 5 miliardi di €.
L’altra voce che ha inciso pesantemente sui conti delle famiglie italiane è stata quella dei servizi finanziari (costo dei conti correnti, dei bancomat, commissioni varie, etc.). Dal 1993 al novembre 2011, il costo medio supplementare a carico di ciascuna famiglia è stato pari a 921 euro. Se ogni anno ciascuna famiglia italiana ha pagato 58 euro in più, il costo complessivo aggiuntivo che le famiglie italiane hanno subito è stato di 21,9 miliardi di euro.
Male anche il gas: dal 2003 al novembre 2011, il costo medio suppletivo a carico di ciascuna famiglia è stato di 901 euro. Se ogni anno ciascuna famiglia italiana ha pagato 56 euro in più, il costo complessivo sulle famiglie italiane è stato di 22,1 miliardi di euro. Solo nel settore dell’energia elettrica, l’apertura alla concorrenza ha portato dei vantaggi economici alle famiglie. Nel complesso, il risparmio per i nuclei familiari è stato di 6,7 miliardi di euro.
Come si è giunti a questi risultati? I maggiori costi a carico delle famiglie sono stati calcolati come differenza tra i prezzi o le tariffe riferiti all’anno di liberalizzazione (con l’aggiunta dell’inflazione media registrata ogni anno) ed i prezzi o le tariffe effettivamente applicati ai consumatori. Va comunque sottolineato che i prezzi dei prodotti energetici hanno sicuramente risentito del costo delle materie prime (petrolio e gas), del forte livello di tassazione, nonché dell’andamento del tasso di cambio euro/dollaro avvenuto in questi ultimi anni.