Le Asl tra le strutture pubbliche che in media pagano più in ritardo: quella di Napoli centro salda dopo 1.576 giorni (ovvero 4 anni e 7 mesi)

0
517
Giuseppe Bortolussi
Giuseppe Bortolussi

 

Giuseppe BortolussiSolo due Asl su 286, pari allo 0,7% del totale,  pagano le imprese fornitrici entro 60 giorni: sono quelle di Crema e Mondovì

Serve la pazienza di Giobbe – non meno che solidità finanziaria – per lavorare in Italia con le aziende sanitarie locali. La CGIA di Mestre ha stilato la graduatoria dei tempi di pagamento applicati alle imprese fornitrici di dispositivi medici. Per il segretario generale degli artigiani mestrini Giuseppe Bortolussi “solo due Asl su 286, pari allo 0,7% del totale,  pagano le imprese fornitrici entro 60 giorni: sono quelle di Crema e Mondovì”. Tutte le altre sono in ritardo più o meno grave, con in vetta l’Azienda sanitaria locale di Napoli 1 Centro cui va di diritto la maglia nera dei tempi di pagamento: per saldare le fatture emesse dai fornitori di dispositivi medici, questa Asl impiega 1.676 giorni (poco più di 4 anni e 7 mesi). Al San Sebastiano di Caserta, invece, l’attesa è leggermente inferiore: i pagamenti vengono onorati dopo 1.414 giorni (poco più di 3 anni e 10 mesi), mentre all’Azienda sanitaria provinciale di Crotone, ne occorrono 1.335 (3 anni e 8 mesi).
Sono queste le tre Asl peggiori pagatrici d’Italia, secondo una analisi effettuata dalla CGIA di Mestre. Con questa indagine la CGIA ha redatto la graduatoria dei tempi di pagamento di tutte le Asl d’Italia, facendo così emergere un malcostume tipicamente italiano: i lunghissimi tempi di pagamento della nostra Pubblica amministrazione.
“In Italia – segnala Bortolussi – solo due Asl su 286, pari allo 0,7% del totale,  pagano i propri fornitori di dispositivi medici entro la soglia dei 60 giorni, così come previsto dalla recente Direttiva Europea che il nostro Parlamento deve ancora recepire. Queste due realtà meritano quanto meno una menzione: sono l’Azienda ospedaliera di Crema e l’Asl 16 di Mondovì. La prima salda i propri debiti in 46 giorni, la seconda in 23”. Tra le realtà sanitarie che onorano le fatture ricevute dai propri fornitori dopo mille giorni, la CGIA segnala l’ Ospedale Federico II di  Napoli (1.321 giorni), l’Ospedale di Cosenza (1.257 giorni), l’Asl di Salerno (1.157 giorni), l’Azienda Ospedaliera Pugliese di Ciaccio-Catanzaro (1.038 giorni) e l’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza (1.033 giorni). A livello regionale, la Calabria guida la classifica dei peggiori pagatori, con una media di attesa tra tutte le sue Als di 925 giorni, seguita dalla Campania (771) e ben distanziato dal Lazio (387). La migliore invece è il Trentino Alto Adige, con una media di 92 giorni.
“Questa anomalia tutta italiana – conclude Bortolussi – deve terminare. Questi ritardi influiscono negativamente sulla liquidità e stanno complicando la gestione finanziaria delle imprese fornitrici. Inoltre, questi effetti negativi sono aumentati considerevolmente proprio in questi ultimi mesi di recessione economica, visto che l’accesso a qualsiasi forma di credito è diventato più difficile. Di regola, le Pubbliche amministrazioni, godono di flussi di entrate certe, prevedibili e continui rispetto alle imprese private. Per questo non sono più tollerabili questi tempi di pagamento, oltre a mettere in grosse difficoltà le aziende interessate, moltissime Asl stanno creando delle distorsioni alla concorrenza non più giustificabili”.
Infine, dalla CGIA ricordano che a seguito dei ritardi dei pagamenti,  è di circa 40 miliardi di euro l’importo che le aziende private avanzano dalle Asl italiane.