Piaga del ritardo dei pagamenti, allarme di Confartigianato Treviso e Confindustria Padova

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Mario Pozza
Mario Pozza

Mario PozzaPer le imprese artigiane i termini di pagamento si sono dilatati di 44 giorni in un anno. Maggiori costi nella filiera pari a 3,6 miliardi di euro

Permangono gravi difficoltà a rilanciare l’economia attraverso un adeguato programma di investimenti delle imprese. In sostanza le aziende stanno registrando forti tensioni sulla loro liquidità: da una parte, gli evidenti segnali di frenata del mercato del credito; dall’altro, l’aumento ancora consistente dei tempi di pagamento delle prestazioni erogate, dei beni e dei servizi resi. Per quanto riguarda il credito si sommano la sempre meno agevole disponibilità delle banche a concedere credito soprattutto alle piccole imprese e l’aumento del grado di restrizione del credito per effetto di un aumento del costo. I tassi per nuovi finanziamenti alle imprese, sulla scorta di un’indagine di Confartigianato elaborata su diverse rilevazioni, arrivano a settembre 2011 al 4.5%, mentre oggi si attestano su percentuali molto più elevate che oscillano tra l’8 e il 12%.

Secondo il presidente di Confartigianato Marca Trevigiana, Mario Pozza, “il rallentamento del ciclo economico, la crescita del grado di restrizione del credito e l’incremento del costo dei finanziamenti si associano, in un mix velenoso per il funzionamento delle imprese, ad un eccezionale aumento dei tempi di pagamento, in particolare in questa seconda metà dell’anno in corso. L’allungamento dei tempi di pagamento è un fenomeno che sta colpendo pesantemente le micro e piccole imprese e l’artigianato: l’ultima rilevazione condotta su imprese artigiane, indica che tra fine 2010 e ottobre 2011 i tempi medi di pagamento sono in forte crescita, aumentando in media di 44 giorni e passando, quindi, dai 95 giorni di fine 2010 ai 137 giorni del 2011. La realtà di Treviso conferma il trend anzi va oltre con un incremento nell’ultimo anno di 47 giorni fino ad una media attuale di 138 giorni”.

Il settore che ha registrato nell’ultimo anno il maggiore incremento nei tempi di pagamento è quello delle costruzioni, in cui si registra una maggiore dilazione di 63 giorni, passando dai 94 giorni di un anno fa ai 157 di oggi; tale crescita rende il settore dell’edilizia quello in cui le imprese devono attendere più tempo per riscuotere i crediti. L’aumento è consistente anche nel manifatturiero, in cui si passa dai 102 giorni di fine 2010 agli attuali 147, con un incremento di 45 giorni. Nel settore dei servizi i tempi medi di pagamento salgono di un mese, passando da 78 a 108 giorni.

Secondo Pozza “l’analisi del livello e della dinamica delle dilazioni di pagamento per tipologia di clientela mostra che i tempi di pagamento più elevati si riscontrano per le piccole imprese che hanno come cliente prevalente i privati, passati dai 96 giorni di un anno fa ai 144 attuali, con un aumento di 48 giorni. Anche la pubblica amministrazione registra ritardi di pagamento che sono passati dagli 83 giorni di un anno fa agli attuali 113 giorni con un robusto incremento di 30 giorni”.

L’allarme sul ritardo dei pagamenti è fatto proprio anche da Confindustria Padova: per il 66,8% delle piccole e medie imprese padovane i tempi di pagamento tra imprese e soprattutto quelli tra Pubblica Amministrazione e aziende sono peggiorati negli ultimi sei mesi. Il settore pubblico è il cliente meno affidabile: per il 58% delle aziende i tempi medi di pagamento superano i 120 giorni, a fronte di una media Ue di 63. Quelli tra aziende si attestano fra i 60 e i 120 giorni per tre quarti del campione (74,8%). Più virtuosi i clienti stranieri, che per il 51,3% delle aziende pagano fra i 30 e i 60 giorni. Tempi medi, appunto. Perché dalle storie degli imprenditori padovani emergono casi-limite di pagamenti della pubblica amministrazione fino a 700 giorni. Ritardi e insoluti nei pagamenti hanno reso ancora più tesa la liquidità aziendale e penalizzato il rating bancario per il 61% delle imprese (per il 15,9 in modo rilevante), abbassando il merito di credito e mettendo a rischio l’operatività anche di aziende sane.

E se alla fine il cliente non paga e l’impresa deve tutelarsi in via giudiziaria? “In questo caso – dice Pozza – subentra un ulteriore fattore critico: l’eccessiva lunghezza dei tempi della giustizia civile. Secondo l’ultima rilevazione della Banca Mondiale, l’Italia si piazza al 170° posto su 183 nazioni per tempi della giustizia civile. In Italia servono 1.210 giorni per tutelare un contratto, ben 692 giorni in più – equivalente ad 1 anno 10 mesi e 27 giorni – rispetto alla media dei paesi avanzati”.

In un contesto in cui la dinamica della domanda ristagna – il PIL per il III trimestre 2011 è previsto a crescita zero e nel IV trimestre addirittura in calo dello 0,2% – e frenano i prestiti bancari alle imprese, la crescita congiunta dei tassi di interesse e dei tempi di pagamento determina un incremento consistente dei costi della liquidità delle imprese. Nonostante i crescenti ritardi nei pagamenti le imprese italiane sono fortemente condizionate nel reclamare i propri diritti con tempi della giustizia civile più che doppi alla media dei paesi avanzati.

Nel corso dell’ultimo decennio la crescita dell’esternalizzazione nel settore pubblico e le difficoltà legate all’elevato debito pubblico “hanno scaricato sulle imprese fornitrici delle Amministrazioni pubbliche un debito pari a 4 punti del PIL” dice Pozza aspettandosi nulla di buono per il prossimo futuro, in quanto “la politica fiscale restrittiva nel prossimo quadriennio diminuirà, in rapporto al PIL, la domanda pubblica per acquisti di beni e servizi. I ritardi dei pagamenti del settore pubblico sono paradossalmente incentivati dalle regole del Patto di stabilità secondo cui gli enti locali migliorano la virtuosità ritardando il pagamento delle forniture per beni di investimento e opere immobiliari. Se la pubblica amministrazione operasse nel rispetto degli accordi di pagamento, si creerebbe un ambiente economico più virtuoso, contribuendo ad una cultura più rispettosa delle regole e incrementando la regolarità fiscale dei cittadini e delle imprese”.