La polemica corre sui binari a seguito della consueta ricerca di Legambiente “Rapporto Pendolaria”

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Puppato (Pd): “Il Veneto ferroviario è fuori dell’Italia e dell’Europa”. Chisso (PdL): “polemiche destituite di ogni fondamento”

Appena pubblicati i contenuti del consueto “Rapporto Pendolaria” di Legambiente, scoppiano puntuali pure le polemiche sulla qualità dei binari e dei treni che li percorrono. Commentando i dati del rapporto, la capogruppo del Pd in Consiglio regionale Veneto, Laura Puppato afferma che “i nostri timori erano fondati e la manifestazione organizzata il 13 dicembre in 28 stazioni ferroviarie del Veneto è stata la presa d’atto che il Veneto ormai non è più né in Italia nè in Europa per colpa di un governo regionale che continua a colpire e a tagliare il servizio di trasporto pubblico”. Per Puppato “in Veneto si sono tagliati risorse e treni per il 19,5% e si sono aumentati i biglietti del 15%: è l’unica Regione dove si è andati avanti con la scure e sono stati maggiorati i costi del servizio. Gli investimenti sono inesistenti”. Nella nota diffusa dalla capogruppo democratica, si sottolinea un passaggio del rapporto, dove si evidenzia che “le peggiori Regioni sono quelle che non arrivano allo 0,1 di spesa percentuale rispetto al proprio bilancio, con la palma di ‘nemica dei pendolari’ che va al Veneto, regione dove per i 152.000 cittadini che ogni giorno prendono il treno l’attenzione è pari allo zero”.

Laura PuppatoPer Puppato “se si investono solo 5,6 milioni di euro per il servizio contro i 74 della Lombardia, i 67 dell’Emilia Romagna e i 37 della Liguria, vuol dire solo una cosa: siamo ormai nel quarto mondo. Per quanto riguarda le infrastrutture il Veneto è tra le Regioni a più forte domanda pendolare quella che investe di meno, mentre al contempo pone tutte le attenzioni nei confronti di strade e autostrade. Zaia prenda atto di questa situazione – conclude la Puppato – e tolga immediatamente le deleghe all’assessore all”immobilita” Chisso, il vero responsabile di una situazione che ci pone in coda a tutte le classifiche”.

Chiamato direttamente in causa, Chisso non perde l’occasione di ribattere alle critiche facendo leva sulle cifre: “in Veneto, nel contesto del programma di efficientamento sono state tagliate una decina di corse sulle oltre 600 giornaliere (quelle a bassissima frequentazione – anche meno di 5 persone – e sostituibili con altre corse in orario compreso entro la mezz’ora – tre quarti d’ora); l’investimento è stato finora quello storicamente previsto per onorare i contratti di servizio, non sempre onorati allo stesso modo da Trenitalia; la regione Veneto ha investito invece 200 milioni per l’acquisto di 24 nuovi convogli ferroviari completi, i primi dei quali arriveranno a primavera”.

Per Chisso, “ho stima per Legambiente, ma la ‘ribollita’ natalizia sui disservizi del trasporto ferroviario locale, per quanto riguarda il Veneto contiene per l’ennesima volta un falso palese e non capisco da dove quel sodalizio possa aver attinto notizie tanto travisate sul taglio di un treno su cinque: perché questa è la traduzione di ‘20%’. Sulla qualità degli adempimenti di Trenitalia ho già detto in ogni sede ciò che c’era da dire – ha ricordato – e insisto nel sostenere che soldi in più, ammesso che ci siano visto che stiamo parlando di massima di trasferimenti statali, se li deve meritare dimostrando di rimediare alle inefficienze”.

Gli investimenti, secondo Chisso, “sono proprio ‘investimenti’ per migliorare e riqualificare il trasporto locale su ferro. Legambiente sembra calcolarli sull’intero ammontare di bilancio, sanità compresa, e non sulla quota effettivamente disponibile”.

Secondo Chisso, la situazione dei trasporti ferroviari in Veneto non è dissimile da quella di altre regioni italiane: “un’inchiesta sui servizi per i pendolari in Italia, pubblicata il 9 dicembre scorso dal quotidiano la Repubblica evidenzia la crisi pressoché nazionale del trasporto ferroviario locale. Questo ovviamente non mi consola, ma non vorrei che la periodica campagna di Legambiente possa essere usata come arma di ricatto per invocare, in epoca di bilanci magri, più soldi pubblici ad un sistema ferroviario che non fa molto per meritarselo”.