Nasce a Chioggia il museo della zoologia adriatica unitamente ad una banca dati della pesca in Adriatico

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Nasce a Chioggia la Banca dati telematica della pesca adriatica. L’evento viene presentato nell’Aula Magna dell’Università di Padova di Palazzo Grassi, dove hanno sede il corso di laurea in Biologia marina e il museo universitario di Zoologia Adriatica “Giuseppe Olivi”. Il Palazzo è di proprietà del comune e, prima di diventare sede universitaria e universitaria, era l’ospedale cittadino. “La Regione dal canto suo – ha ricordato l’assessore alla pesca del Veneto, Franco Manzato – ha messo a disposizione le risorse per aprire il museo al pubblico e per attivare la banca dati”. La struttura è diretta dalla professoressa Maria Rasotto, direttrice anche del corso di laurea in Biologia Marina, e rappresenta l’unico museo dell’Università di Padova normalmente aperto al pubblico, con ingresso gratuito, grazie al sostegno finanziario della Regione.

Il museo conserva circa 1.300 preparati in vaso, rappresentativi di circa 700 specie adriatiche, dei quali poco più di 300 esposti, gli altri conservati in armadi e a disposizione dei ricercatori. La collezione è iniziata nella seconda metà del 1800 alla Stazione Zoologica di Sant’Andrea di Trieste. Dopo la Grande Guerra e con Trieste italiana, venne spostata ed accresciuta a Rovigno. Nel 1943 venne trasportata a Venezia e da qui a Chioggia. Fuori collezione ma rappresentativa, quasi una mascotte, è Olivia, una femmina di squalo elefante di 8 metri, pescata nel 2004 a 14 miglia dal litorale adriatico e imbalsamata.

Il Museo però non è solo esposizione, perché comprende anche un percorso didattico. Sono state infatti realizzate una sala dedicata alla Rete Trofica (come e cosa mangiano gli organismi marini e qual è la sequenza alimentare fino ai grandi predatori); una sala delle tradizioni di pesca (che propone un excursus sull’evoluzione dei modi di pesca negli ultimi 150 anni); la sala dei sensi, con diverse installazioni multimediali interattive: dai canti delle megattere ai sensi a disposizione dei vari esseri viventi, dall’olfatto alla vista (cliccando sulla specie si accende un’immagine che mostra come vede quella specie, per esempio sotto acqua l’uomo vede a colori ma non a fuoco, il polpo a colori e a fuoco, la bavosa ha campo visivo limitatissimo, il canestrello vede le differenze di luce e così via).

Il Museo ospita anche la banca dati della pesca, che comprende le statistiche ufficiali del Mercato ittico e i dati delle Capitanerie di Porto sulle imbarcazioni che effettuano attività di pesca, a partire dal 1945 ad oggi. Si tratta della raccolta più completa e dettagliata di dati di pesca allestita in Italia, ed è anche l’unica disponibile pure in versione inglese.

La costruzione della banca dati nasce dal desiderio di rendere disponibili informazioni storiche sui prodotti ittici dell’Adriatico settentrionale, utili a biologi della pesca, pescatori, studenti, cittadini e amministratori impegnati nella gestione delle risorse. L’analisi dei contenuti fornisce preziose informazioni per analizzare e comprendere meglio i cambiamenti di biodiversità in questo ambiente marino e il ruolo che l’uomo svolge nei cambiamenti stessi, fornendo elementi per un percorso condiviso verso attività di gestione sostenibile.

La banca dati è stata realizzata dall’Università di Padova, con la collaborazione degli operatori di Legapesca, nell’ambito del Progetto CLODIA: per lo sviluppo sostenibile degli ambienti costieri, presentato dalla sede di Chioggia del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo patavino, sostenuto dal Comune di Chioggia e da Legapesca e finanziato dalla Regione Veneto. Hanno collaborato alla sua realizzazione Carlotta Mazzoldi, Emilio Riginella e Andrea Sambo, del Dipartimento di Biologia, e Luigino Pelà del Centro Servizi di Chioggia.