Durante la mostra dedicata al bovino da latte, premiato il formaggio della Latteria di Moseanda
Il miglior formaggio a latte crudo del Fvg è stato prodotto dalla latteria di Moseanda di Gemona del Friuli; seconda quella di Brazzacco, terza quella di Tricesimo. Nella categoria stagionato, il primo premio è andato a Brazzacco, il secondo a Tricesimo e il terzo a Marsure. Queste le decisioni della giuria del primo concorso regionale di formaggio a latte crudo, une degli appuntamenti più importanti della II mostra del bovino da latte organizzata con il contributo dell’Ersa, del Tipicamente Friulano e dall’Associazione Allevatori del Fvg e che ha visto la presenza di decine di migliaia di persone per la grande soddisfazione del presidente dell’Ara, Luca Vadori, che l’ha voluta, e del direttore Oliviero Della Picca. Rassegna che si è conclusa con l’asta forme di bontà nel corso della quale sono state battute da Vanni Micolini 15 forme di formaggio Montasio Dop di montagna prodotto con solo latte di Pezzata Rossa dalla Malga Montasio e il cui incasso, oltre 1800 euro, sarà devoluto alla fondazione onlus “I bambini di manina” in Madagascar e sarà utilizzato per una scuola per agricoltori.
Fra gli appuntamenti che hanno caratterizzato la tre giorni della mostra, il convegno “Formaggi a latte crudo: la tipicità da riscoprire”, coordinato dal direttore dell’Associazione allevatori, Oliviero Della Picca, e al quale hanno portato i saluti l’assessore comunale Luigino Patat e il presidente dell’Associazione allevatori Luca Vadori, concluso dall’assessore regionale all’agricoltura Claudio Violino che ha affermato come “la riscoperta e la valorizzazione della produzione di formaggi con latte crudo è un’altra delle strade che gli allevatori debbono percorrere per produrre prodotti di alta qualità che possono arricchire il già importante paniere del Tipicamente Friulano, migliorando la redditività delle imprese.
La Regione è a fianco degli allevatori anche in questo progetto, che rappresenta una sorta di ritorno al passato”. Un ritorno al passato che non deve però far dimenticare gli standard di igienicità previsti dalla legge, senza però eccedere come sta accadendo in questi ultimi anni. “L’eccessiva igienicità e pulizia dei caseifici, la pastorizzazione del latte uccidono la biodiversità microbica e la flora autoctona, banalizzando e uniformando i sapori. Pur nel rispetto della legge è possibile, magari utilizzando degli elementi in legno, restituire ‘vita’ al latte e qualità al formaggio”, ha spiegato Roberto Rubino, uno dei massimi esperti internazionali di formaggi a latte crudo, direttore della rivista Caseus. E proprio su questa strada si stanno già muovendo l’Associazione allevatori, l’Ersa e l’Università di Udine che stanno da tempo lavorando sul progetto regionale per la qualificazione delle produzioni casearie tradizionali a latte crudo, progetto che prevede un disciplinare condiviso da tutte parti, che è stato illustrato da Sonia Venerus e da Giordano Chiopris dell’Ersa, da Michela Maifreni del Dipartimento di scienze degli alimenti dell’Università di Udine, da Manlio Palei della direzione centrale della Salute. E’ intervenuto anche il pioniere friulano in materia di produzioni a latte crudo: Giuseppe Zoff, allevatore e trasformatore di Borgnano di Cormons.
Nel corso della manifestazione, oltre alla presenza di un centinaio di vacche da latte, i visitatori hanno potuto assistere negli stand allestiti dall’Associazione allevatori a tutte le lavorazioni, dal governo della stalla fino alla mungitura e alla lavorazione del formaggio.