Ancora imitazioni dei prodotti alimentari “Made in Italy”: dopo formaggi, salumi e pasta tocca al Prosecco

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Scandalizzata la cantina Battistella: “appello al neo ministro Catania per far cessare questo ciarpame enologico proveniente dalla Nuova Zelanda”

Ancora un caso di imitazione e di plagio dei prodotti alimentari italiani: dopo formaggi, salumi, pasta, ora tocca ad un vino di pregio, il Prosecco, copiato in modo molto disinvolto in Nuova Zelanda. La “scoperta” da parte di alcuni turisti che lo hanno comprato in un discount neozelandese a Wellington che ha mandato su tutte le furie i titolari della storica cantina Battistella: “il prosecco neozelandese si chiama ‘Toi Toi Prosecco’, ha una bella bottiglia e in Nuova Zelanda lo si può comperare, a pochi soldi, in molti discount. Peccato che del vero Prosecco non ci sia alcuna traccia, tranne nel nome. Ministro Catania, intervenga subito e aiuti, attraverso un provvedimento ad hoc, noi ambasciatori nel mondo del vero ‘Made in Italy’, fiore all’occhiello dell’economia italiana”.

 

Con queste parole gli imprenditori veneti Battistella, produttori di vero Prosecco doc lanciano un appello al neoministro alle politiche agricole Mario Catania, sottolineando come “più che un vino ‘del nuovo mondo’, questo è un vino ‘dell’altro mondo’! Dopo i casi del prosecco brasiliano e di quello australiano, come si vede anche nel sito che lo pubblicizza (http://www.toitoiwines.co.nz/Wines/Sparkling/ToiToiSparklingProsecco.aspx ) è il momento del finto prosecco neozelandese, commercializzato dalla società Marlborough Wine Limited. Di italiano non ha proprio nulla, a parte il nome ingannevole (tanto che la bottiglia contiene Riesling, Müller Thurgau e Pinot grigio). Scandaloso”. Battistella è un fiume in piena: “la notizia era uscita già qualche settimana fa, ma era passata in sordina. Non è la prima volta che qualche scaltro imprenditore straniero si invaghisce delle nostre bollicine: in Germania, da decenni, si vende l’ormai celebre ‘Prisecco’. Scandaloso che ora, anche in Nuova Zelanda, si scopra un ‘ciarpame enologico’ simile. Ministro Catania, che pensa di fare per tutelare il comparto e per promuovere oltreoceano il consumo di vero prodotto Made in Italy? Le faccio questa domanda a nome di migliaia di imprenditori italiani.”

“Nel solo mercato degli Stati Uniti – continuano, agguerriti, dalla Battistella – il mercato enogastronomico del vero ‘Made in Italy’ avrebbe un potenziale tre volte superiore all’attuale: qui, su tre prodotti venduti per italiani, uno solo lo è davvero (dati Ministero politiche agricole alimentari e forestali – www.politicheagricole.gov.it). Caso Parmesan docet. Questo irritante fenomeno crea danni economici incalcolabili per la nostra economia e talvolta espone i consumatori finali, ignari, a rischi di natura sanitaria: i prodotti italiani al 100% sono soggetti a controlli severi imposti da rigidi disciplinari che i prodotti tarocchi, invece, non sono tenuti a rispettare.” “Ministro Catania, questi falsificatori sono, di fatto, dei delinquenti e, come tali, andrebbero perseguiti. Intende intraprendere delle azioni legali? Se sì, quali? Sarebbe importante, per tutti noi produttori italiani, sapere che al Governo abbiamo finalmente qualcuno pronto a combattere contro questo sistema malato che penalizza l’intero Sistema Paese, il comparto agroalimentare in particolare, e tutti noi imprenditori di Made in Italy di qualità certificata, che con tanta fatica e impegno lavoriamo ogni giorno per promuovere l’Italia nel mondo”, concludono i vigneron della casa vinicola veneta Battistella, appellandosi al neoministro dell’agricoltura Mario Catania dell’esecutivo Monti.