Il risparmio in Friuli Venezia Giulia passa anche attraverso la fusione in un unico ente delle attuali cinque Ater per la gestione delle case popolari

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La regione Friuli Venezia Giulia prosegue il cammino di razionalizzazione della propria “macchina” riducendo il numero degli enti e dei relativi doppioni.
Esiste da tempo un lavoro collegiale e di economie di scala finalizzato al risparmio di risorse da parte delle cinque Ater regionali, ma un’eventuale unificazione è “una decisione politica” che si appresta ad essere matura. Lo hanno sottolineato alla quarta Commissione consiliare l’assessore Riccardo Riccardi e i presidenti delle Ater, chiamati a riflettere sul possibile scenario che si presenterà con la costituzione di un unico ente, annunciato dal presidente della Regione, Renzo Tondo.

 

Tra le cose positive – come è stato evidenziato – l’aver previsto in Finanziaria la stessa somma dell’anno scorso per il Fondo sociale, rimborso a fronte dei canoni di locazione contenuti stabiliti dalla Regione a favore dei cittadini in condizioni economiche sfavorevoli; tali risorse sono inoltre destinate alla manutenzione degli alloggi. Le Ater stanno operando in condizione di sostanziale autofinanziamento, utilizzando le anticipazioni dalla Regione. Ma si tratta di un sistema che in questa situazione non può continuare all’infinito in quanto è incolmabile il divario tra l’onere di restituzione e la quantità di canone che si ricava in edilizia sovvenzionata.

Nel periodo 2006-2011, l’incremento degli alloggi ha visto un patrimonio investito di circa 200 milioni di euro con 100.000 inquilini. Il totale è di 29.779 alloggi, di cui 26.255 di proprietà e 3.524 in gestione.

L’assessore Riccardi ha garantito che la riforma non si limiterà alla riduzione del numero dei posti nei consigli di amministrazione, segnale di abbattimento dei costi della politica: “c’è anche un patrimonio importante da difendere e valorizzare, non solo per garantire ma anche migliorare il servizio ai cittadini; le regole attuali sono ingessate ed effettivamente – ha concluso – si rischia di lasciar fuori chi ha un bisogno reale e tenere negli alloggi chi non ne ha più”.