Nella Chiesa di S. Francesco Saverio proporrà un programma incentrato sulle opere di Giovanni Legrenzi. Dirige Riccardo Favero
Sabato 29 ottobre, la chiesa di San Francesco Saverio di Trento ospita (ore 21.00) un concerto della programmazione “Trentomusicanitca 2011” basato sulle composizioni di Giovanni Legrenzi (1626-1690). Durante la sua carriera, il compositore bergamasco non tralasciò alcuno dei generi praticati nell’ambiente musicale italiano della seconda metà del XVII secolo. Scrisse musica sacra – sia per il servizio liturgico (messe, mottetti, ecc.) sia per quello devozionale (oratori) -, musica strumentale, vocale da camera e drammi musicali per il teatro. Operò dunque per i tre tipici committenti: la chiesa, l’accademia (e quindi il palazzo nobiliare) e il teatro. La chiesa, o comunque l’ambiente sacro, fu sempre la sua principale istituzione di riferimento, fonte di sicuri proventi e di quella dignità professionale che poteva accreditarlo nel mondo musicale dell’epoca. La basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo, dove fu organista, e quella di S. Marco a Venezia, che lo vide prima vice e poi maestro di cappella, sono l’alfa e l’omega della sua carriera, durata quasi mezzo secolo: dal 1645 al 1690. Entro questi due estremi si colloca l’Accademia dello Spirito Santo a Ferrara, che egli servì in qualità di maestro di cappella dal 1657 al ’65, guadagnandosi la stima dei Bentivoglio, quindi, a Venezia, l’Ospedale dei Derelitti, quello dei Mendicanti e la chiesa filippina di Santa Maria della Consolazione detta della Fava.
Il primo approccio di Giovanni Legrenzi alla stampa musicale avvenne nel 1654, all’età di ventotto anni. Egli si affidò allo stampatore veneziano Alessandro Vincenti per editare la propria “opera prima”: i Concerti musicali per uso di chiesa, dedicati al conte vescovo di Parma Carlo Nembrini. I Concerti musicali op. 1 si articolano in otto composizioni per voci, due violini concertanti, e basso continuo; organico, quello strumentale, che ad libitum può (e possibilmente deve) essere integrato sia nei registri acuti sia in quelli gravi. Dapprima una Messa breve (Kyrie, Gloria, Credo) a quattro voci e strumenti, quindi il responso iniziale dei vespri Domine ad adjuvandum, cinque Salmi e un Magnificat. La raccolta, a causa anche dell’organico, appartiene al genere definito dalla musicologia anglosassone small-scale church music, particolarmente praticato nel Nord Italia del XVII secolo. Legrenzi sceglie di musicare testi per due momenti particolarmente significativi della liturgia cattolica, pensando alla loro fruizione negli ambienti ecclesiastici e alle esigenze professionali dei maestri di cappella. Egli tratta sia la massima espressione della liturgia, con le prime parti dell’Ordinarium Missae, sia la Liturgia delle Ore con i Salmi e il Magnificat, consentendo così l’allestimento di un vespro. Il programma propone il responso di apertura del vespro, Domine ad adjuvandum ed il Magnificat con la sua antifona.
La Messa si apre con cinque battute in cui il coro enuncia il primo versetto a ranghi serrati, quindi il tema del Kyrie viene esposto dai violini per essere ceduto al soprano, subito contrappuntato dalle altre voci: un tema non dissimile a molti creati da Legrenzi per le sue pagine sonatistiche e dal quale germina quello in ritmo ternario del Christe. La tradizionale contrapposizione fra i due Kyrie e il Christe è giocata fra il tempo binario dei primi e quello ternario del secondo, e sulla scrittura a sole voci del Christe, con i violini che comunque intervengono per incorniciarlo con un lungo ritornello che ne anticipa il tema. Ma anche fra il primo e il secondo Kyrie non mancano profonde differenze nella scrittura: il primo alterna il coro ai soli, mentre il secondo è interamente riservato ai soli, cui è demandata la condotta strettamente imitativa su un solo soggetto, e la pagina, complice l’agogica “Presto”, acquisisce un atteggiamento risolutivo. La logica della contrapposizione e dell’alternanza prevale anche nel susseguirsi dei versetti del Gloria, nel quale gli strumenti non vengono mai esclusi. Ad esempio, nei tre Domine, il primo (Domine Deus rex caelestis) è intonato dal solo basso, il Domine fili dal solo tenore, mentre il Domine Deus Agnus Dei rimette insieme tutte le voci. Se il Qui sedes è a solo soprano, il Quoniam procede invece per duetti, costituendo le coppie soprano/ basso, contralto /tenore, soprano/contralto, con un breve dialogo imitativo fra il basso ed il tenore posto fra due interventi corali. Il Credo dà ulteriore spazio al dualismo soli/coro, alternando e contrapponendo spesso gli interventi delle due entità. Fin dal primo versetto, dedicato alla professione di fede, si coglie la ferma presenza della massa corale, in quelli successivi invece si ritira in buon ordine per cedere ai giochi contrappuntistici dei soli, ma interrompendone di tanto in tanto le fitte circonvoluzioni con compatti inserti accordali. Particolarmente accorato e meditativo, come vuole una tradizione di due secoli, è il Crucifixus, interamente affidato ai soli, diversamente dall’Et incarnatus corale che precede. È l’unica pagina del Credo in cui gli strumenti tacciono. Dopo quattro misure armonicamente tese e dedicate alla prima enunciazione dell’incipit da parte del quartetto, il soprano espone il tema, le cui prime quattro semiminime sembrano marcare lapidariamente il signum crucis. Si tratta di una commovente perorazione sulla morte, condotta sul filo della più rigorosa scienza contrappuntistica, sulla quale peraltro spicca la declamazione del testo poetico piuttosto che il compiacimento tecnico. Per quel che riguarda le due parti del Vespro che saranno eseguite, il Domine ad adjuvandum è solistico: soprano e violini, mentre il gioioso Magnificat riprende l’organico della Messa con il medesimo quartetto vocale. La Spilimberga è espunta dalle Sonate a due, tre, op. 2 edite da Magni nel 1655 e rappresenta i modelli sonatistici tipici della seconda metà del XVII secolo, ossia a due e a tre, ed è caratterizzata da una forte contrapposizione di sezioni lente e veloci. L’antifona Alma Redemptoris Mater è tratta dalla raccolta di sedici Mottetti a due e tre voci Sentimenti devoti op. 6, edita anch’essa da Bartolomeo Magni nel 1660.
Programma
GIOVANNI LEGRENZI
(Clusone, 1626 – Venezia, 1690)
CONCERTI MUSICALI PER USO DI CHIESA – OPERA I
Messa e Vespri
Sonata “La Spilimberga”
Messa a 4 voci e doi Violini
Da: Vesperae solemnes de Confessore
Intonatio: Deus in adiutorium
Domine ad adiuvandum me festina
Antiphona ad Magnificat
Magnificat
Alma Redemptoris Mater
RICCARDO FAVERO
Diplomato in pianoforte, clavicembalo, organo e composizione organistica. Fondamentali gli incontri con M. R. Saidlofer dell’«Accademia» delle arti figurative e di musica di Vienna, con Aldo Ciccolini, Patrizia Marisaldi e con Ton Koopman. Direttore e Maestro concertatore, affronta il repertorio che spazia dal Rinascimento al Classicismo, dedicandosi con pari impegno all’attività concertistica e ad un’intensa ricerca musicologica, esplorando soprattutto il repertorio veneto meno noto, recuperando in quest’ambito capolavori sacri assolutamente inediti, utilizzando una chiave di lettura che è quella di un rigoroso approccio filologico e valorizzando gli elementi stilistici della tradizione italiana. Intensa l’attività concertistica in Italia e all’estero, ha collaborato con molte orchestre e partecipato a Festival Internazionali. Da molti anni studioso di liutologia e organologia, suona strumenti di propria realizzazione.
OFICINA MUSICUM
Oficina Musicum è un ensemble strumentale e vocale, fondata nel 2005 da Riccardo Favero, che ne è tuttora il direttore. L’accuratezza del suono, basata su un’approfondita ricerca musicologica, è infatti uno degli obiettivi fondamentali perseguiti dal gruppo. Nelle esecuzioni vengono usate solo accurate ricostruzioni artigianali di strumenti e archetti. Oficina Musicum affronta il repertorio che va dal Rinascimento al Classicismo, l’attività è principalmente rivolta alla riscoperta di autori italiani e di area veneta fino ad ora poco eseguiti per la difficoltà di reperimento delle fonti: G. Legrenzi, A. Lucchesi, B. Marini, A. Lotti, A. Grandi, N. Corradini, D. Castello ecc., utilizzando un approccio filologico alla ricerca degli elementi stilistici della tradizione italiana. Oficina Musicum si sta occupando, in collaborazione con istituzioni, storici e musicologi, della registrazione integrale delle opere sacre di Giovanni Legrenzi.