L’economia nelle province di Trento e Bolzano presenta luci ed ombre, a seconda delle aree economiche interessate, comunque tendenzialmente migliori di quelle del resto delle province del NordEst. Il dato è contenuto nella periodica ricerca della Fondazione Nord Est presentato dalla Banca di Trento e Bolzano, gruppo bancario Intesa San Paolo, che ha visto protagonisti circa 1.000 titolari di imprese attive nelle regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
La ricerca si è svolta tra il 7 e il 26 settembre 2011, le aziende selezionate appartengono a tutti i settori economici (industria, commercio, servizi alle imprese, servizi alle persone) e contano più di 10 dipendenti in organico
In Trentino Alto Adige, come nel resto del NordEst, il clima di fiducia del sistema produttivo risulta in peggioramento per la seconda parte del 2011. Torna a prevalere la quota dei pessimisti su quella degli ottimisti, fatta eccezione per il dato sulla produzione per le imprese trentine le cui attese sono ampiamente positive (in crescita secondo il 36% degli intervistati).
Il consuntivo della prima metà dell’anno evidenzia una battuta d’arresto del processo di recupero dei valori pre-crisi iniziato nel 2010 che si ripercuote anche sulle previsioni per i prossimi mesi. E’ ancora prematuro però parlare di una nuova fase di contrazione, anche se tutti i parametri mostrano un rallentamento – rispetto al progressivo lieve miglioramento degli ultimi semestri – che coinvolge l’intero Nord Est, seppure con intensità differenti.
Previsioni secondo semestre 2011
Focus Trentino Alto Adige
Sebbene Trento mostri un clima di fiducia in linea con quanto rilevato nel complesso del NordEst per il secondo semestre 2011, il dato sulla produzione risulta in controtendenza: ben il 36% degli imprenditori si attende una crescita (era il 22,1% alla fine del primo semestre), mentre solo il 22,1% prospetta una flessione (era il 32,9%). A Bolzano invece, come nel resto del Triveneto, il 20,4% del campione prevede un aumento della produzione, mentre il 30,9% un rallentamento (nel Nord Est si immagina un incremento per il 26,1% e un calo per il 27,9%). In Trentino il fatturato è previsto in flessione dal 31,2% degli imprenditori intervistati e in crescita dal 25,4%, mentre a Bolzano il 25,6% si attende una crescita e il 32,9% una diminuzione (nel Nord Est si registrano rispettivamente: 27,6% e 31,9%).
Emergono prospettive in deciso peggioramento anche sul fronte della domanda interna con un saldo di opinione nel NordEst – la differenza tra la percentuale del campione che ha dichiarato un incremento e viceversa coloro che hanno espresso una diminuzione – che torna in negativo: da +8,9 a -6,8. Allo stesso modo, anche nelle attese degli imprenditori del Trentino Alto Adige prevale l’indicazione di flessione per gli ordini interni (per il 19.9% del panel trentino e per il 29,2% di quello bolzanino). Nel Triveneto la situazione migliora invece, anche se con meno slancio rispetto al 2010, in riferimento agli ordini dall’estero (è il 75,1% dei trentini e l’83,2% dei bolzanini ad attendersi un semestre stabile), dove il saldo di opinione passa da +11,4 a +7,1.
Per le imprese nordestine continuano a rimanere negative anche le prospettive occupazionali: il 16% prospetta una diminuzione degli organici, solo il 7,9% una crescita (il 6,2% a Trento e il 5,2% a Bolzano), mentre prevale ancora la stabilità secondo il 76,1% del campione (l’83% del panel trentino e il 68,7% di quello bolzanino).
Cresce, infine, la quota di chi prevede di ridurre gli investimenti: dal 12,4% al 17,7%. A Trento il 28% e a Bolzano il 24,5% prevedono di aumentarli e rispettivamente il 13% e il 17,5% di diminuirli.
Nella prima metà dell’anno, a soffrire maggiormente sono state le imprese di più piccole dimensioni, ma anche le più strutturate hanno evidenziato segnali di difficoltà. Nel Triveneto la quota degli intervistati che ha dichiarato un aumento della produzione scende dal 37,5% al 33,1% rispetto al semestre precedente. Controcorrente invece la provincia di Trento: cresce infatti la quota di imprese che ha registrato un incremento della produzione (da 35,7% a 41,8%). Il saldo di opinione sale così a +20 (dal +15,5 di fine 2010), registrando un risultato ben superiore al +3 evidenziato dal NordEst. La provincia di Bolzano, invece, mostra una fase di stallo dopo le brillanti performance dei semestri precedenti, la produzione viene indicata in aumento per una percentuale minore di imprese (dal 24,4%), con una forte ripresa delle indicazioni di flessione che passano da 33,5% a 44%.
Il fatturato delle aziende risulta in crescita solamente per il 30,7% degli imprenditori (rispetto al precedente 38,2% di fine 2010). L’industria, pur in rallentamento, continua a reggere, crollano però i valori delle imprese di costruzioni, causando un peggioramento rilevante del saldo di opinione. In Trentino il dato sul fatturato risulta pressoché stabile (aumenta per il 33,7% del campione), con un saldo di opinione cha passa da +9,2 a +5,4 e a Bolzano rimane positivo, ma in calo (cresce per il 32,1% degli intervistati).
Prendendo in esame il portafoglio ordini delle imprese nordestine, solo il 24,7% segnala un miglioramento, mentre è ben il 30,7% a peggiorare, con un saldo sintetico di -6 (dal +2,7 del secondo semestre 2010). In linea la provincia di Trento dove gli ordini vengono indicati in flessione dal 28,1% degli intervistati (il saldo è pari a -6,1), situazione inversa per l’Alto Adige dove, al contrario, risultano in aumento per il 30,3% (il saldo di opinione cresce da + 2,3 a +8,6). Rimane ancora limitato, e in calo, l’orizzonte temporale di lavoro assicurato: quattro imprese su dieci lavorano sul brevissimo periodo (meno di un mese). Interessante notare come in Trentino (e in misura minore anche in Alto Adige) il portafoglio ordini a più di tre mesi interessi il 40,7% delle imprese, contro il 31,2% delle imprese del Friuli Venezia Giulia e il 30,0% di quelle venete.
Si confermano le tensioni sui costi di produzione: raggiunge il 74,7% la quota di chi lamenta una crescita delle materie prime. Per limitare il rischio di una contrazione dei margini, il 36.2% degli imprenditori intervistati dichiara di aver trasferito sui listini aziendali parte dei maggiori costi sostenuti.
Quanto alla composizione dei mercati in cui sono attive le imprese, negli ultimi dodici mesi, le imprese nordestine hanno indirizzato l’84,5% delle vendite in Italia (in calo, con un saldo di opinione che passa da -3 a -11,7), il 10,3% nella UE e il 5,2% nei mercati extra UE, dove si registra un trend in crescita, ma rallentato, con una quota sempre maggiore di aziende che dichiara stabilità (71,1%). Il primo semestre si caratterizza per una maggiore apertura del Trentino verso i mercati esteri: per la prima volta la quota delle vendite oltreconfine sale sopra al 12%. Bolzano continua a confermare la propria vocazione internazionale con performance migliori rispetto all’intero Nord Est. In particolare, la crescita è stata registrata dal 19,2% in ambito UE e per il 15,8% (era il 9,7%) nell’ambito extra UE. Le vendite sul mercato domestico sono diminuite secondo il 28,4% degli imprenditori di Trento e per il 27% dei bolzanini, sono invece aumentate rispettivamente per il 27,2% e per il 15% (era 34%).
Riguardo all’occupazione, la maggior parte del campione sceglie di mantenere costanti gli organici aziendali (il 65,1% nel Nord Est, il 72% in Trentino e il 75,6% in Alto Adige), ma non diminuisce la quota di coloro che decidono invece di ridurli.
Sono ancora rilevanti le tensioni sugli incassi indicati in ritardo dal 59,7% del campione nordestino (il 28,1% di quello trentino e il 73,9% di quello bolzanino). La liquidità è giudicata normale dal 64,8% delle imprese (il 52,8% delle realtà della provincia di Trento e il 62,8% in Alto Adige), insufficiente dal 30,8%. Proprio il fattore della scarsezza di liquidità sta interessando in modo particolare il settore edile in Trentino, dove il mercato degli immobili sta registrando una forte contrazione delle vendite e una stasi nei prezzi, con una tendenza alla riduzione. Ciò in considerazione del livello dei prezzi degli immobili raggiunto nella provincia che ha di fatto espulso dal mercato una larga fetta di potenziali acquirenti che non riescono più ad accedere al mercato del credito a causa del forte rincaro degli interessi e delle richieste accessorie di garanzia a supporto del mutuo.