Costa salato ai 78.000 lavoratori attivi nell’artigianato del Friuli Venezia Giulia l’esercito italiano di baby pensionati. Il peso che sostengono è alto: una quota pari a 517.000.000 di euro l’anno di maggiori costi previdenziali. E il costo per la collettività è ancora più alto. Una quota non irrilevante di questi baby pensionati, ovviamente, non passa in media 40,7 anni a fare davvero il pensionato, passando il tanto tempo libero a disposizione dedicandosi a forme di lavoro sommerso che sottraggono ulteriore gettito alle casse previdenziali e alimentano la concorrenza sleale sofferta dagli imprenditori “in chiaro”. Lo evidenzia uno studio di Confartigianato Udine su dati elaborati dalla Confederazione a livello nazionale.
La concorrenza sleale, secondo i dati dell’indagine congiunturale sull’artigianato friulano relativa al 2° semestre del 2011, è considerata un fattore critico dal 53% degli intervistati.
Secondo lo studio nazionale di Confartigianato, il pensionamento anticipato costa davvero molto ad ogni lavoratore attivo. Mentre si discute sull’innalzamento dell’età pensionabile, non si possono dimenticare gli effetti di lunga durata sulla spesa pubblica di un fenomeno come le baby pensioni che costano allo Stato 163,5 miliardi. Una sorta di ‘tassa’ pari a 6.630 euro a carico di ciascuno dei 24.658.000 lavoratori italiani attivi.
Il calcolo è di Confartigianato che ha analizzato quanto pesano sul bilancio statale e sulle tasche dei cittadini, in termini di mancate entrate e maggiori uscite, le 531.752 pensioni di vecchiaia e di anzianità concesse a lavoratori pubblici e privati che sono andati in pensione con meno di 50 anni di età, in alcuni casi addirittura dopo appena 14 anni, 6 mesi e 1 giorno di servizio.
Il 78,6% di queste pensioni sono erogate dall’Inpdap, l’ente di previdenza del pubblico impiego, che registra 424.802 pensioni a dipendenti pubblici ritirati dal lavoro ad una età inferiore a 50 anni: di queste il 56,5% sono erogate a donne. Il costo di queste pensioni pubbliche ammonta a 7,43 miliardi. Il rimanente 21,4% è relativo alle 106.950 pensioni erogate dall’Inps a soggetti con età di uscita inferiore a 50 anni in relazione a regimi speciali e prepensionamenti, per una spesa complessiva di 2,02 miliardi.
Considerata l’età di uscita dal lavoro dei baby pensionati, la loro età attuale e la speranza di vita, i baby pensionati rimangono in pensione, in media per 40,7 anni. Con una durata media della vita stimata a 85,1 anni, si tratta del 48% della vita trascorso in pensione, con ovvi ripercussioni sul conto a carico di tutti i contribuenti.
Secondo lo studio di Confartigianato, le baby pensioni hanno un impatto sulle finanze pubbliche tutt’altro che trascurabile. La spesa previdenziale relativa a questi trattamenti previdenziali ammonta a 9,45 miliardi di euro all’anno. Ma, poiché il mezzo milione di pensionati precoci riceve un trattamento pensionistico più lungo ai 15,7 anni che toccano ad un pensionato medio, il risultato è che le baby pensioni determinano una maggiore spesa pubblica cumulata per gli anni di durata della pensione eccedenti alla media che ammonta a 148,6 miliardi di euro. Ciò significa che per ciascun baby pensionato viene erogata una maggiore spesa rispetto ad un pensionato ordinario pari a 279.582 euro, cui va aggiunta la minore contribuzione pari a 138.582 euro per ciascun baby pensionato del settore privato che complessivamente si traduce in 14,8 miliardi di mancate entrate previdenziali per gli oltre centomila baby pensionati privati.
“Le baby pensioni – sottolinea Cesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato – sono un fenomeno paradossale, un’assurda iniquità, frutto di politiche pensionistiche poco ‘previdenti’ fatte negli anni Settanta e Ottanta. Con queste cifre si mette in ginocchio qualsiasi sistema contributivo e retributivo. Con una seria riforma della previdenza che alzi l’età pensionabile si potrebbe fare un’intera manovra di sviluppo”. Cifre che rendono indispensabile agire anche su questo settore di beneficiati, andando oltre il tema caro ai sindacati (e ai diretti interessati) dei “diritti acquisiti” che deve interessare con forme idonee (un contributo straordinario a carico di chi fruisce di trattamenti privilegiati non supportati da un adeguato montante pensionistico) tutti, dal baby pensionato al politico pensionato che cumula uno o più trattamenti previdenziali derivanti da nomina elettiva.
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