L’impegno della società contro la violenza e discriminazione delle donne in un incontro organizzato dalla Comunità della Vallagarina (Tn)

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Lo scorso anno, nel Trentino 820 donne (oltre due al giorno) hanno denunciato d’essere state vittime di episodi di violenza (27 stupri, 220 attacchi fisici, a seguire violenza psicologica ed economica). La statistica nazionale dice che, su 100 casi di violenza, solo 7 vengono alla luce e che il per il 70% delle volte a esercitare la violenza è il marito o l’ex coniuge, o il partner; rarissimi i casi di aggressione da parte di sconosciuti che nell’immaginario collettivo sembrerebbero aver maggior peso. In realtà è la propria casa il posto più insicuro per le donne.

Di questo, di cosa si può fare e di parità in genere si è parlato presso la Comunità della Vallagarina per un incontro congiunto voluto dall’assessore Marta Baldessarini che ha convocato l’assemblea della Comunità, l’Agenzia locale per l’impiego e i referenti della Commissione pari opportunità della provincia di Trento.

“Obiettivo di questo incontro – ha affermato l’assessore Baldessarini – è creare una rete per individuare e promuovere progetti che sostengano le donne, sia dal punto di vista occupazionale che di nuova cultura contro la violenza e la disparità.” E molto c’è da fare. Baldessarini ha elencato qualche cifra: le donne nelle nostre istituzioni sono ancora poche. Siamo sotto i parametri europei: la presenza femminile è del 25% nelle istituzioni. 19% nelle Comunità di Valle, nella nostra Comunità è del 25,9%.

Le donne sindaco nella Vallagarina sono appena 3.

Cosa fare? Per gli intervenuti è necessario attivare politiche di conciliazione che aiutino le donne a gestire famiglia e lavoro e poi lavorare per creare una nuova cultura contro la violenza e la disparità delle donne. “In tempo di crisi – ha sottolineato Simonetta Fedrizzi, presidente della Commissione provinciale delle pari opportunità – sembra che la questione che riguarda le donne sia fuori moda, ma noi non lo crediamo affatto e i dati ci danno ragione (l’Italia è al 73° posto nel mondo per le politiche di pari opportunità) perché al di là della scarsa presenza delle donne nella politica, anche nell’economia il divario è ampio. Nel Trentino il tasso di disoccupazione delle donne è del 5,3% (a fronte del 3,7% degli uomini), il tasso di occupazione è del 56,7% per le donne e il 74,9% uomini. Per non dire della quasi assenza delle donne nelle posizioni al vertice”. Fedrizzi ha poi sottolineato il forte uso da parte delle donne dello strumento di lavoro a tempo parziale: “devono sapere però che quando andranno in pensione saranno a rischio povertà perché la cifra maturata sarà davvero bassa”. In questo scenario opera la Commissione Pari opportunità della Provincia con azioni volte a promuovere la conciliazione degli orari per le donne, con una forte attività nel campo della comunicazione per sensibilizzare e promuovere la cultura di genere.

La consigliera provinciale delle Pari Opportunità, Eleonora Stenico, è impegnata sia sul fronte legale che di promozione occupazionale. Da lei, avvocato di professione, arrivano i contenziosi di discriminazione sia delle donne ma anche degli uomini in campo lavorativo, per esempio una donna che perde il lavoro a causa della maternità.

Anna Michelini direttore dell’Opera Famiglia Materna di Rovereto e componente della Commissione provinciale di pari opportunità ha parlato della violenza sulle donne, fornendo i dati dell’Osservatorio provinciale che è stato istituito lo scorso anno. “E’ un fenomeno in gran parte sommerso, dobbiamo fare di più. Dobbiamo cambiare il modello che abbiamo in mente, la violenza non è una malattia ma un comportamento.” Comportamento deleterio anche per i figli che assistono “perché – ha detto Michelini – spesso c’è la tendenza a riprodurre quel modello, oppure intervengono problemi comportamentali. La violenza va combattuta con forza, non si deve essere accondiscendenti, ho conosciuto molte donne che giustificavano i mariti, che dicevano: ‘Poverino, è stanco’. Nulla di più sbagliato: la cultura della disparità rende ‘normale’ la violenza. Ecco perché bisogna partire dai bambini, dalle scuole, per creare una nuova cultura.”

Per le persone vittima di violenza, esistono i centri di aiuto che sono 6 in tutta la Provincia e 3 di questi sono a Rovereto. Michelini ha ricordato c ome “la Fondazione Opera Materna nel novembre dello scorso anno abbia creato il progetto Aurora, mettendo a disposizione due posti per le emergenze, che ha avuto 31 richieste d’intervento, riuscendo ad accogliere solo 9 donne. Sarebbe importante che anche la Provincia di Trento si dotasse di ‘case rifugio’ come accade Bolzano e in molti altri territori del Paese”.