Domanda (apparentemente) facile facile: quando inizia l’edizione 2011 della “Fiera de l’Oca” di Mirano? Dando un’occhiata al calendario, quest’anno il secondo fine settimana di novembre cade il 12-13 novembre. Sarà allora che, puntuale come ogni anno nei dintorni della festa di San Martino, in questo caratteristico centro dell’entroterra veneziano si scatenerà una kermesse senza eguali tutta dedicata al simpatico pennuto, che avrà il suo clou la domenica pomeriggio con la quattordicesima edizione del “Zogo de l’Oca in piazza”.
Risposta esatta? Non proprio. Per il vero inizio, infatti, bisogna andare molto più indietro nel tempo, esattamente di un anno, alla tarda serata di domenica 14 novembre 2010. La Fiera de l’Oca si è appena conclusa, i volontari della Pro Loco stanno smontando bancarelle e strutture, decine di migliaia di visitatori sono appena tornati a casa dopo due giorni di immersione in una sognante atmosfera di inizio ‘900. È proprio da questo momento che comincia la successiva edizione della Fiera, quella che, appunto, andrà in scena sabato 12 e domenica 13 novembre 2011. Perché il segreto del grande successo di questa manifestazione è tutto qui: due giorni in piazza e altri 363 dietro le quinte, con gli organizzatori in giro per mezza Italia (e non solo, visto il gemellaggio con la cittadina francese di Sarlat) alla costante ricerca di idee, spunti, novità per l’edizione successiva.
D’altronde se dal 1998 il Zogo prima e a ruota la Fiera attirano migliaia e migliaia di persone, molto lo si deve alla capacità di questa manifestazione di sorprendere anno dopo anno anche i visitatori più affezionati. Non c’è mai un’edizione uguale all’altra. E quella del 2011 non farà eccezione. Ancora una volta, oltrepassando il portale di via XX Settembre, si entrerà in un paese di un secolo fa, nel pieno dei festeggiamenti per la sua fiera. Ma, ancora una volta, ci sarà qualcosa di nuovo e originale capace di sorprendere, stupire, emozionare. La grande novità di quest’anno sarà un originale concorso per cantastorie, che non poteva che intitolarsi con un calembour dedicato alla regina della festa: O CHE bellO CAntar le filastrOCcHE. Sabato pomeriggio cinque artisti si sfideranno cantando e raccontando, con maestria e fantasia, storie d’oche. Ognuno di loro avrà a disposizione una postazione del centro storico e replicherà due volte la propria performance, per dare modo a tutti di gustarsi la singolare tenzone. Un vero e proprio spettacolo nello spettacolo, per il quale gli organizzatori stanno appositamente selezionando cantastorie da tutta Italia, che animeranno, se possibile ancor di più, le belle vie del centro storico Mirano.
Piazza Martiri della Libertà, cuore della cittadina, per due giorni torna ad essere piazza Vittorio Emanuele, come era chiamata fino all’avvento della Repubblica. Uno scenario curato nei minimi particolari: dagli stendardi e bandiere che scendono dai balconi alle insegne pubblicitarie, dalle tabelle dei negozi alle le bacheche in legno per gli annunci comunali, tutto riporta infatti il visitatore ai primi anni del ‘900. è la magia della Fiera de l’Oca.
Immersi in una tale cornice, non ci si può che aspettare che da un momento all’altro sbuchino, dagli eleganti portici e dalle vie adiacenti alla piazza, signorotti e contadini che si recano al grande evento. E infatti, a completare la magia, fin dal sabato pomeriggio compaiono come per incanto eleganti madamigelle ed impettiti signori, tutti con abiti d’epoca, alcuni recuperati nelle soffitte, altri copie perfette degli originali. Accanto a loro gruppi di chiassose ragazze venute dalla campagna, attente con un occhio ai banchi del mercato e con l’altro ai giovanotti che le ronzano attorno. E ancora severi carabinieri, pronti a calmare animi troppo esuberanti e a controllare che gli osti, approfittando di qualche cliente un po’ alticcio, non truffino sui conti del vino. Non possono mancare la banda e musici di strada, le cui allegre melodie richiamano da lontano i curiosi. Meta di questa variopinta umanità è il mercato dell’oca, perfetta riproduzione, con i suoi banchi dai grandi teli bianchi, di un mercato d’inizio ‘900. Descriverlo è facile: provate a immaginare qualsiasi oggetto vi venga in mente, affiancatelo all’oca e… il gioco è fatto! Sulle bancarelle, infatti, si può trovare veramente di tutto, come nella tradizione dei vecchi mercati paesani: dai canovacci ai grembiuli, dalle tovaglie ai piatti, dai bicchieri alle tazze, dalle magliette ai cappellini, dai manifesti alle cartoline. Tutto, naturalmente, marcato con l’effige dell’oca. E poi oche e ochette di tutti i materiali, fogge e dimensioni: quest’anno, in particolare, ampio spazio troveranno gli oggetti in latta. Passeggiare per le strade adiacenti a Piazza Martiri, è una meraviglia per gli occhi, un vero paradiso per i collezionisti e per gli amanti di oggetti curiosi, ma anche un’occasione per acquistare oggetti da utilizzare tutti i giorni. Imperdibili poi i banchi alimentari, con prodotti provenienti da località vere e proprie patrie dell’oca, come Mortara, Palmanova, la già citata Sarlat. Dallo speck al prosciutto, dalle salsicce al foie gras, dal salame ai ciccioli al paté, lingua e palato si toglieranno le loro belle soddisfazioni. E se proprio non sapete resistere all’appetito di consumare qualcosa immediatamente, allora è davvero d’obbligo una tappa all’Osteria dell’Oca, luogo perfetto non solo per assaggiare qualche leccornia a base d’oca, ma anche incontrare vecchi e nuovi amici, scambiare due chiacchiere e brindare con un bicchiere di buon vino. In ogni angolo, poi, oche di tutte le razze, impettite e curiose, pronte anche loro a sfidarsi nel particolarissimo concorso a loro riservato, l’ambito premio di Miss Oca che al sabato pomeriggio premia l’esemplare più bello.
Chi invece non ha bisogno di novità o ritocchi, è il “Zogo de l’Oca” in piazza della domenica pomeriggio. È lo stesso regolamento del gioco, infatti, a garantire ad ogni edizione emozioni, colpi di scena e stravolgimenti di fronte tutti basati sulla sorte e sulla fortuna nel lancio dei dadi. Giunti alla quattordicesima sfida si potrebbe tranquillamente scrivere un libro sui mille episodi e aneddoti avvenuti lungo i 130 metri del percorso di gara, tra clamorose rimonte e rovinose cadute ad un passo dalla vittoria. Quante volte, a poche caselle dal traguardo, la squadra in testa è caduta nella casella della morte, venendo riaccompagnata mestamente alla casella di partenza dalla marcia funebre intonata dalla banda? E quante volte, la squadra fanalino di coda ha trovato la giusta combinazione di “oche”, raddoppiando il punteggio e rimontando uno dopo l’altro tutti gli avversari? D’altronde sarà capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di sfidarsi al gioco dell’oca, forse il più tipico tra i giochi da tavolo di origine veneziana. Il Zogo di Mirano non è altro che una riproduzione in scala ingrandita di questo gioco, con 63 caselle due metri per due, rialzate da terra di 80 centimetri, dedicate a personaggi, luoghi ed eventi della storia miranese. Su questo originale campo di gara, disposto attorno all’ovale di Piazza Martiri e circondato da tribune assiepate di tifosi e curiosi, si sfidano a colpi di dado sei squadre, in rappresentanza del capoluogo e delle cinque frazioni (Ballò, Campocroce, Scaltenigo, Vetrego, Zianigo). E quando due pedine si ritrovano nella stessa casella, via alle sfide, tra tagli del tronco, staffette, tiro alla fune e al bersaglio. Novanta minuti di assoluto divertimento, fino al girotondo finale con cui, all’insegna della sportività, tutti i giocatori festeggiano i vincitori, rinnovando una tradizione che si perde nella notte dei tempi.