Nuova mostra temporanea al Museo di Scienze naturali dell’Alto Adige a Bolzano
Dinosauri, rettili, anfibi, piante vissuti milioni di anni fa nell’area dolomitica, narrati attraverso oltre 80 fossili: come un viaggio nel tempo, la mostra temporanea “Dino & Co. – Sauri delle Dolomiti” del Museo di Scienze Naturali a Bolzano racconta la loro storia, alla scoperta di questi antichissimi viventi. Gran parte dei fossili esposti non era finora accessibile al pubblico; la mostra presenta inoltre alcuni pezzi di eccezionale rilievo scientifico.
Dal Permiano al Cretacico, da 300 a 65 milioni di anni fa: ere in cui le Dolomiti furono abitate prima da rettili e anfibi terrestri, volanti e marini (volgarmente, sauri), poi da dinosauri e, sempre, da piante. Un mondo che la mostra aperta fino all’8 aprile 2012, esplora presentando più di 80 fossili, per la quasi totalità di provenienza dolomitica, originali e mai esposti al pubblico. In un percorso ordinato cronologicamente, in cui sono i reperti stessi a parlare, trovano spazio alcuni pezzi assai importanti per la ricerca: è il caso, tra gli altri, dello scheletro di rettile volante (un Eudimorphodon) più antico del mondo, della vertebra dell’acquatico notosauro scoperta nel 2009 nella Gola del Bletterbach, o, ancora dal Bletterbach, dell’orma del grande rettile erbivoro Pachypes, assunta dagli scienziati a punto di riferimento per definire la specie.
Una ulteriore testimonianza di come le Dolomiti, recentemente iscritte nella lista del Patrimonio mondiale Unesco, contengano una miniera di informazioni scientifiche – anche su sauri e dinosauri, che fino a trent’anni fa nessun paleontologo riteneva avessero potuto abitare le Alpi meridionali.
Organizzata in collaborazione con il Museo delle Scienze di Trento e patrocinata dalla Fondazione Dolomiti Unesco, la mostra temporanea “Dino & Co. – Sauri delle Dolomiti” è parte del progetto di ricerca “La crisi ecologica del Permo-Triassico nelle Dolomiti”, di cui recepisce, tra le righe dei testi espositivi, alcuni risultati inediti che troveranno spazio nelle pubblicazioni solo nei prossimi mesi.
I fossili sono stati scoperti in larga parte nelle Dolomiti – in un’area che si estende tra Alto Adige, Trentino, Veneto e Friuli – e comprendono scheletri di rettili e anfibi terrestri, volanti e marini, piante e orme. A queste ultime è dedicata una sala specifica, perché contengono informazioni basilari per la scienza (ad esempio, peso e velocità dei dinosauri).
Pezzo forte del settore dedicato al Permiano è l’orma della zampa posteriore di Pachypes dolomiticus, grande rettile erbivoro che visse 220 milioni di anni fa. L’importanza del reperto, proveniente dalla Gola del Bletterbach, è testimoniata dal fatto che gli scienziati lo considerano rappresentativo per descrivere la specie. Notevolissima è anche la vertebra dorsale fossilizzata di notosauro – rettile marino che popolava mari poco profondi – ritrovata nel 2009 sempre nel Bletterbach: si tratta del primo osso in assoluto risalente al Triassico inferiore nelle Dolomiti. Il più antico rettile volante del mondo: proviene dalle Dolomiti friulane lo scheletro fossilizzato di Eudimorphodon, uno pterosauro di circa 210 milioni di anni fa, che troviamo esposto nell’area del Triassico medio. Ma, oltre ai sauri, la mostra “Dino & Co.” propone anche fossili vegetali. Ecco allora nella sezione sul Triassico superiore una delle ambre più antiche esistenti, ritrovata nel bellunese. Nelle sue gocce è rimasto intrappolato un mondo di animali unicellulari, batteri e pollini.
Con il periodo Giurassico, i dinosauri prendono sempre più piede e la loro dimensione progressivamente aumenta. Ad illustrarla, un grande scheletro di Carnotaurus sastrei; vicino, il calco di un’orma della passeggiata di dinosauro più lunga d’Europa (120 impronte consecutive), quella di Anglone sul Monte Brento, in Trentino. In chiusura, uno scheletro di adrosauro lungo quasi quattro metri, soprannominato “Antonio”, il più completo sinora conosciuto di questo erbivoro a becco d’anatra che popolava le pianure del Cretacico.