C’è chi l’ha definita “leggina salva bracconieri” (Lega abolizione della caccia), ma la norma varata in modo trasversale dal Senato va solo nella direzione di sanare una vicenda irreale, dove per l’interpretazione della legge statale n. 157/92 aveva causato forti problemi a quei cacciatori che avevano accettato regolari inviti di caccia in una riserva di caccia differente dalla propria. Nella vicenda erano incappati circa 700 cacciatori cui erano state comminate multe per un complesso di 3,5 milioni di euro (con importi singoli anche di oltre 15.000 euro). In maggioranza cacciatori trentini sanzionati principalmente in Emilia Romagna e in Toscana per avere violato la regola dell’opzione di caccia in via esclusiva durante le battute al cinghiale. Peccato che i cacciatori multati fossero in regola con tutti permessi, avendo avuto l’invito ufficiale delle associazioni provinciali delle zone dove sono state effettuate le battute di caccia ritenute abusive, con tanto di tesserino rilasciato dalla provincia di Trento.
In modo bipartisan, il Senato con 137 voti a favore e 99 contrari (5 gli astenuti) ha provveduto a rimediare. Soddisfatti i promotori della leggina d’interpretazione, il senatore trentino Sergio Divina e il suo collega friulano Mario Pittoni, entrambi della Lega Nord, e il relatore del provvedimento, l’esponente dell’Api Claudio Molinari. “Siamo soddisfatti e ora speriamo che anche la Camera possa esaminare e approvare rapidamente il provvedimento per porre fine a questa incresciosa vicenda che sta causando molti problemi ai cacciatori interessati, ingiustamente sanzionati, pure in modo pesante” dichiara il senatore Divina, secondo cui la legge “non cambia affatto, ma cambia l’interpretazione, facendo cadere le ragioni dei verbali di contravvenzione elevati ingiustamente a 700 cacciatori”. Tira un respiro di sollievo anche il mondo della caccia trentino: per il presidente dell’Associazione cacciatori del Trentino, Paolo Sassudelli, “questa non è una norma salva bracconieri come qualcuno l’ha definita, ma ristabilisce la corretta interpretazione della legge vigente. In Trentino i cacciatori non hanno la possibilità di scegliere dove cacciare, mentre in altre regioni sì. I cacciatori di regioni come Toscana ed Emilia Romagna ed in parte del Veneto invitano regolarmente i loro colleghi trentini a svolgere battute di caccia sul loro territorio con regolari permessi. Chi è stato multato ha ritirato e pagato il relativo permesso”. Circa l’approvazione della norma anche il governatore del Trentino, Lorenzo Dellai, ha espresso soddisfazione, ringraziando i senatori per il loro operato che sana una situazione giuridica che penalizzava ingiustamente i cacciatori trentini.