L’Alto Adige ed in particolare il partito di maggioranza assoluta di lingua tedesca, la Svp, è sempre più insofferente nei confronti di Roma e del Belpaese disastrato. Oltre alla tradizionale e scontata posizione dei Südtiroler Freiheit di Eva Klotz che da sempre reclamano un livello in più d’autonomia da Roma, come l’affrancamento dall’appartenenza dall’Italia per ricreare il vecchio, caro Tirolo storico austriaco, fa notizia la richiesta lanciata dal vice segretario della Svp e assessore provinciale, Thomas Widmann, secondo cui in questo momento storico “l’Alto Adige dovrebbe comprare la piena autonomia da Roma, compresa quella fiscale”. Già oggi l’Alto Adige (e il Trentino) godono di un’autonomia molto ampia e ricca (alimentata dal fatto di potere trattenere il 90% del gettito fiscale creato sul territorio) e l’obiettivo di accrescere tale autonomia aggiungendo nuove materie come la giustizia e, appunto, il fisco potrebbe fare assurgere queste sue province a due realtà quasi statuali.
Immediata la frenata del padre-padrone dell’Alto Adige, il presidente della provincia Luis Durnwalder, fresco dei festeggiamenti dei suoi primi 70 anni quasi fosse un vero principe che sa bene come e quando tirare la corda dell’autonomismo senza che questa si spacchi: “in via di principio l’Alto Adige potrebbe chiedere l’autonomia fiscale, ma realisticamente ciò potrebbe essere ottenuto soltanto nel quadro di un’ampia riforma federalista che coinvolga tutta Italia”.
Durnwalder ha sottolineato come “siamo disponibili ed interessati ad accrescere la nostra autonomia, ma è chiaro che dovremmo essere nel contempo disponibili a fare sacrifici, anche sul versante economico per aspirare a questo obiettivo” concludendo guascone come “non potremo fare per la nostra autonomia ciò che fecero a suo tempo gli Usa comperandosi l’Alaska”.
Già, ma è sotto gli occhi di tutti che oggi le due autonomie speciali di Bolzano e Trento possiedono una larga fascia di manovra garantita dall’autonomia per agire nei comparti dell’economia, forti sia del gettito fiscale (con risorse disponibili di oltre 9.000 euro pro-capite) che lascia “liberi” oltre 1,5 miliardi di euro per gli investimenti, che delle risorse garantite dalla proprietà dell’energia idroelettrica (i consumi interni delle due province sono circa il 50% dell’intera produzione, il resto è vendibile e pure a caro prezzo in quanto rinnovabile). Se a questa si aggiungesse la possibilità di agire sulla leva fiscale, abbassando il livello di prelievo gravante su cittadini ed imprese, si potrebbe innescare un ulteriore meccanismo di crescita per attirare nuova imprenditorialità, sull’esempio di quanto stanno già facendo i cantoni della Svizzera, che garantiscono un prelievo fiscale che in Italia ci si sogna.
Se Alto Adige e Trentino meditano di allargare la loro già ampia autonomia da Roma, ciò dovrebbe fornire anche al Friuli Venezia Giulia e, soprattutto, al Veneto l’occasione di rivendicare la propria autonomia da Roma, da sole o autoannettendosi alla regione Trentino Alto Adige. L’autonomia da Roma val bene una Venezia o una Trieste.