Sono circa duecento le imbarcazioni uscite in mare dai porti pescherecci del Veneto per riprendere l’attività di pesca dopo il fermo biologico di due mesi finalizzato al recupero della produttività delle risorse ittiche. Quella della pesca marittima nel Veneto e in generale nell’Alto Adriatico è, secondo l’assessore veneto Franco Manzato, “un’attività con all’attivo la storia più antica e caratteristica, specie in relazione all’assoluta peculiarità ambientale di questo braccio di mare, poco profondo e ricchissimo in rapporto alla massa d’acqua, ma con un pescato che proprio per questo ha caratteristiche stagionali e dimensionali del tutto diverse da quelle di altri distretti ittici marini”.
Proprio per questo, negli operatori si alternano aspettative insolute e ottimismo: si vedrà a fine giornata se i numeri faranno ben sperare per il futuro di una attività oggi penalizzata da molti vincoli comunitari e sempre minore redditività a causa della crescita delle spese per esercitarla.
Tra gli operatori c’è la convinzione che molte cose non vanno si potrebbero aggiustare almeno rispetto alla normativa e ai controlli contro l’esercizio illegale della pesca.
Richieste fatte proprie dall’assessore Manzato: “entro fine mese, assieme alle altre Regioni dell’Alto Adriatico avremo un incontro al Ministero dove confermeremo la richiesta di regole diverse, con una fine del fermo pesca a date anticipate rispetto a quelle attuali per fruire delle particolarità del nostro mare, anche al fine di raccordare le varie marinerie adriatiche secondo una strategia che consenta di ridurre i margini di concorrenza con le altre e di valorizzare le produzioni locali. Credo che alcuni funzionari e tecnici comunitari (anche nazionali) dovrebbero vivere per una settimana con i nostri pescatori, per saperne davvero di più del mare Adriatico ed in particolare delle nostre marinerie”.
La Regione intanto non sta ad attendere gli eventi romani, visto che a breve si studieranno le questioni riguardanti il controllo e la vigilanza in materia di pesca ed acquacoltura assicurati dalle Forze dell’Ordine e dalle competenti istituzioni territoriali, con l’obiettivo di migliorare la corretta gestione delle risorse ittiche.