Lo propone il capogruppo della Lega Nord del Veneto, Federico Caner
Regionalizzare il debito pubblico italiano per uscire dalle secche della crisi, suddividendo il fardello che pesa sul Paese nel 36,8% a carico del Nord, 16,9% al Centro, e 46,3% al Sud. La proposta arriva dal capogruppo della Lega Nord nella Regione Veneto, Federico Caner, secondo cui sarebbe questo un modo per anticipare il federalismo e recuperare credibilità per il Paese dopo il declassamento del rating da parte di Standard & Poor.
Il consigliere Caner illustra quelli che sono i risultati di uno studio condotto dal gruppo consiliare leghista in Veneto: “il rapporto tra debito e Pil è ormai del 121,8%. Significa che ogni anno in Italia 76 miliardi di risorse vengono sprecati in interessi passivi, pari al 10% di tutta la spesa pubblica. In questo siamo secondi solo alla Grecia (142,8%), considerando però che alcune regioni del Sud Italia sarebbero ben oltre questa cifra”. L’esponente leghista per uscire da questo circolo vizioso propone che “il Nord si accolli il 36,8% del debito pubblico centrale (661 miliardi, 23.817 euro pro capite), il Centro il 16,9% (304 mld, 25.477 p.c.) e il Sud il 46,3% (832 mld, 39.791 p.c.)”. Per quanto riguarda il Veneto, il debito pubblico complessivo, sostiene Caner, sarebbe di 105 miliardi di euro, pari a 21.317 euro per abitante. Ma non c’è solo il debito statale: secondo Caner “aggiungendo a questo il debito delle amministrazioni locali, il Veneto si stabilizzerebbe a 112 miliardi di euro (il 74,8% del Pil), il valore più basso dopo Lombardia ed Emilia. In termini procapite, al Veneto verrebbe assegnata una quota di debito pubblico di 22.616 euro, ben 8.918 euro inferiore alla media nazionale (31.534 euro)”.
Il minore debito sulle spalle della Regione, propone l’esponente leghista, avrebbe effetti positivi anche sulla spesa per interessi, che passerebbe da 6,2 miliardi a 4,4 miliardi: “il miliardo e 800 milioni di euro così risparmiato potrebbe essere impiegato nella riduzione della pressione fiscale a carico di famiglie e imprese” afferma Caner, secondo cui “tutto questo non può che indurci a delle considerazioni chiare e ormai obbligate: il Veneto e il Nord, che a quanto emerge non hanno generato debito pubblico, ma che di contro continuano a pagarlo, rinunciando al proprio sviluppo e rischiando di essere trascinati verso il basso in un pericoloso fallimento, sono pronti a fare comunque la propria parte”.
Ad opinione di Caner, accollandosi una buona fetta di debito (altrui) e contribuendo a sanarlo, “le Regioni virtuose dovrebbero avere un ‘contraccambio’: la mia proposta è che d’ora in avanti si sancisca una autonomia fortissima per gli Enti locali, affinché ognuno, con le proprie responsabilità, possa d’ora in avanti autogovernarsi e decidere per i propri cittadini il successo o il fallimento”.
Uno scenario interessante, che potrebbe essere anche rivisto nelle cifre pur di “centrare” l’obiettivo principe dell’autonomia e dell’autogoverno, con la possibilità di trattenere il 90% del gettito fiscale prodotto sul territorio come già da decenni accade nell’autonomo Trentino Alto Adige: alcuni hanno calcolato che se, ipoteticamente, il Nord s’accollasse l’intero debito pubblico nazionale in cambio della completa autonomia gestionale e fiscale, la montagna del debito potrebbe essere ripagata in poco più di trent’anni. Ovvio che uno sconto fa sempre piacere (e il Centro Italia potrebbe farsi carico della sua parte di debito), ma centrare l’autogoverno potrebbe ben valere il sacrifico, anche per mettere definitivamente dinanzi alle proprie responsabilità la classe politica del Sud, chiamata finalmente ad assumersi senza ulteriori equivoci le proprie evidenti responsabilità del mancato sviluppo.