Confapi Padova: le sette “piaghe” che incombono sulle aziende del territorio

Valerio (Confapi): «l’Italia ha bisogno di un governo in grado di prendere subito decisioni necessarie e non rinviabili. Già perso troppo tempo». 

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Sette scadenze che incombono. Sul Governo, certo, ma più ancora, sulla pelle dei contribuenti a mo’ di piaghe. Confapi Padova ha calcolato quali potranno essere le conseguenze nei prossimi mesi se l’esecutivo che a breve chiederà la fiducia al Parlamento non si dimostrerà stabile e in grado di prendere decisioni necessarie e non procrastinabili sui temi in agenda. E lo ha fatto prendendo in esame, in particolare, quanto una situazione di stallo peserebbe su cittadini e imprese del Padovano.

Secondo Confapi padova in primo piano c’è l’aumento dell’Iva da scongiurare. Il programma è coprire i 12,4 miliardi che è necessario recuperare in base alla clausola di salvaguardia con l’innalzamento dell’imposta di 3 punti percentuali, a partire dal 1 gennaio 2019. La prima missione di chi siederà a Palazzo Chigi sarà proprio disinnescare le clausole di salvaguardia: se così non fosse, nel 2019 l’Iva dovrebbe passare dal 22 al 24,2%, per poi raggiungere quota 24,9% nel 2020. L’aliquota ridotta invece potrebbe passare dal 10 all’11,5% nel 2019 e al 13% a decorrere dal 1 gennaio 2020. Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha calcolato che il possibile aumento peserebbe sul territorio padovano per circa 225 milioni. C’è però una seconda clausola legata a questa, e di cui si parla meno: riguarda i 350 milioni che è previsto di poter recuperare con l’ennesimo aumento sulle accise dei carburanti, che, sempre secondo le stime di Fabbrica Padova, comporterebbero un aggravio di 5,7 milioni nelle spese in benzina e gasolio degli automobilisti della provincia.

Ci sono poi tre “piaghe” legate ai dazi verso Russia, Iran e Usa. Questioni diverse, ma ugualmente “pericolose” per le aziende del territorio, per Confapi Padova: le guerre commerciali in atto da tempo spaventano chi vive di export. Un Governo forte potrebbe avviare accordi bilaterali, cosa che non può fare un esecutivo debole. In particolare vale la pena di ricordare che le esportazioni delle imprese padovane verso la Russia nel 2017 hanno toccato i 214 milioni di euro (con un +11,1% rispetto all’anno precedente), verso l’Iran hanno superato i 48 milioni e verso gli Stati Uniti (con i quali non sono ipotizzabili accordi bilaterali, ma è comunque possibile far sentire la propria voce attraverso l’Unione Europea) i 628 milioni di euro, ammontare che fa del Paese retto da Trump il terzo per destinazione dei prodotti padovani, dopo Germania e Francia.

Si resta in campo internazionale con alcune scadenze più ravvicinate: in Canada, venerdì 8 e sabato 9 giugno si svolgerà il G7, mentre mercoledì 11 e giovedì 12 luglio, il premier italiano parteciperà al vertice Nato. In mezzo ci sarà però un appuntamento ancora più importante: il Consiglio Europeo sulla riforma dell’Eurozona e sui migranti che si terrà giovedì 28 e venerdì 29 giugno. A oggi sono 32.984 gli stranieri residenti a Padova e rappresentano il 15,7% degli abitanti. Il tema delle frontiere e del loro controllo è chiaramente cruciale e va affrontato senza preconcetti, da un lato considerando come la manodopera straniera rivesta un ruolo importante nell’economia del territorio, nello svolgere lavori che spesso gli italiani non vogliono più fare, dall’altro considerando quanto l’apertura indiscriminata e senza regole non può essere retta.

Vi è infine un settimo punto legato alle opere pubbliche di interesse nazionale ancora da completare. Il sito del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, attraverso il Sistema informatico di monitoraggio delle opere incompiute, all’ultimo aggiornamento, datato 2017, riportava un elenco di 25 interventi ancora da terminare in Veneto. Non c’è solo l’atteso completamento della Pedemontana, i cui lavori peraltro sono di competenza della Regione, ma molti altri cantieri ancora aperti, per cui spesso si è ancora in attesa di stanziamenti.

«È chiaro che, se volessimo davvero proporre un elenco delle priorità da indirizzare a chi andrà al Governo, questo comprenderebbe anche molti altri argomenti. Uno su tutti: la necessità di abbattere il cuneo fiscale che, in Italia, è 10 punti oltre la media europea, tale da creare un divario che, oltre a ingessare la nostra economia, ci penalizza in termini di competitività. Per non parlare di altre urgenze come una semplificazione burocratica, il ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione o, cambiando del tutto tema, la necessità di arrivare a una legge elettorale che garantisca davvero a chi vince le elezioni di poter governare – sottolinea Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova -. Noi, però, abbiamo voluto proporre un’altra prospettiva: prendendo in considerazione esclusivamente scadenze prossime, di fronte alle quali è fondamentale che l’Italia si presenti pronta, vale a dire con un Governo in grado di decidere. Non voglio entrare nel merito politico della questione e commentare il teatrino litigioso al quale abbiamo assistito negli scorsi giorni e che ci auguriamo sia sul serio alle spalle. Ricordo solo che gli imprenditori per poter investire avrebbero bisogno di risposte e sicurezze. Le incertezze frenano qualsiasi investimento e ci rendono deboli a tutti i livelli sui mercati internazionali. Per quanto potremmo reggere in queste condizioni?».